Arriva il mese più pazzo dell’anno, il Favi si scuote ed a Meleta risuona l’eco di un sogno di inizio primavera.
Infatti, dopo alcuni mesi di torpore invernale passato a degustare sempre nuovi ed inebrianti succhi d’uva (due nomi su tutti, il bianco francese Petit Chablis ed il maremmano Vie Cave di Antinori che affascina il palato grazie anche ad uve malbec di grande profumo ed intensità) il Favi fa un grande yawn e come d’incanto si ributta ad affrontare un tema a lui caro come il calcio romantico ed estetico che si mischia tra reale e virtuale.
E l’assist arriva dalla Roma giallorossa.
Durante la scorsa settimana è andata in scena una lite mediatica tra l’attuale allenatore della Roma Luciano Spalletti e il Capitano della Magica, un certo Signor giocatore di nome Francesco Totti.
Il Capitano si è infatti sentito ai margini della considerazione del nuovo allenatore giallorosso che ha poi effettivamente emarginato il numero 10 prima della gara interna contro il Palermo. In questa settimana è poi tutto fortunatamente rientrato nei canoni della signorilità ed i buoni risultati della Magica di questo periodo hanno aiutato a mitigare il fatto, anzi, il misfatto.
A Meleta veneriamo da sempre il romaticismo: un romanticismo d’animo che si può ben adattare a tutte le nostre sfere di vita, da quelle più intime e personali fino ad arrivare a quelle che determinano e dirigono i nostri comportamenti sociali.
Totti è senza dubbio l’ultima bandiera del calcio italiano, di quel calcio romantico ed un pò mattacchione che fa tornare il Favi bambino: in una Serie A dove le squadre erano senza dubbio paragonabili ai dei ed agli eroi della mitologia greca.
Il biscione nerazzurro, il delfino del Pescara, la zebra juventina e la torre pendente del Pisa, per non parlare del lupo dell’Avellino.
E poi, in un rapido tourbillon di eventi arrivò la sentenza Bosman legata al numero di calciatori stranieri, le giornate di campionato spezzettate per esigenze tv fino ad arrivare ai social network personali di ogni calciatore/allenatore/ex giocatore/ex allenatore/conduttore tv/fidanzata del calciatore/ex conduttore tv/ex fidanzata del calciatore ecc. ecc.
Ecco, Totti (insieme all’altra ultima immensa bandiera del nostro calcio che risponde al nome di Alex Del Piero) rappresenta i ricordi della mia spensierata infanzia calcistica anche se, naturalmente, Francesco è un eroe calcistico moderno.
E’ vero, le società di calcio si stanno (giustamente e finalmente) trasformando in aziende vere e proprie: i bilanci devono essere trasparenti ed in ordine ed i calciatori sono e saranno sempre più visti come dipendenti.
Ed un dipendente, quando raggiunge una certa soglia di età, va in pensione oppure rimane nell’organizzazione come, diciamo, mentore.
La bandiera Totti è una personalità di grande rilevanza all’interno della sua società ed i rapporti, quando gli equilibri cambiano, possono essere devastanti per il bene della società stessa.
La Juventus, miglior esempio di azienda calcistica italiana e di stile, silurò Del Piero in quattro e quattr’otto scatenando la giustificata indignazione e protesta di tutti i fans calcistici. Il tutto per il bene ed il futuro della società: ed il taglio è stato sì netto ma necessario e le vittorie sono continuate ad arrivare (particolare fondamentale nello sport).
A Roma lo scenario è senza dubbio più complicato e la curva sud (alcuni esponenti/gruppi per la precisione) ha preso posizione nello scambio di opinioni tra Spalletti e Totti esponendo uno striscione presso il Colosseo che recita: “Stampa, tv e mondo virtuale…della Roma voi siete il vero male!“
Ed è proprio qui che il Favi volge il suo sguardo e la sua attenzione. Ma sia ben chiaro, questa non è una posizione contro il mondo virtuale ma bensì contro il suo uso che troppo spesso diventa abuso.
Nel mondo virtuale, come nel mondo tradizionale, migliaia e migliaia di posizioni si scontrano giornalmente, ora dopo ora, minuto dopo minuto. E questa virtualità è talmente (ed in maniera dirompente) entrata a gamba tesa nelle nostre vite che è necessario saper bene utilizzare le nuove tecnologie e saperle descrivere, con i relativi pro e contro, alle giovani e future generazioni.
Oggi più di sempre costruiamo in rete buona parte della nostra immagine sociale e della nostra reputazione. In rete è possibile fare praticamente tutto ed allo stesso tempo è possibile mettere a repentaglio la nostra libertà, la nostra tranquillità.
E così nell’arena sociale si parla nell’arco di pochi click del caso Totti-Spalletti, di Vendola ed uteri in affitto, di terrorismo&immigrazione, politica&cucina e delle nostre vite, mettendo troppo spesso in vetrina le cose a noi più care, la nostra intimità.
Caso veramente eclatante di utilizzo smodato e poco razionale dei mezzi virtuali sono le centinai di migliaia di foto di minorenni (se non addirittura neonati) che giornalmente vengono postate e pubblicate in rete.
A dir poco da brividi la catena di Sant’Antonio che ha visto protagoniste nei giorni scorsi le mamme d’Italia.
Ecco cosa scrive al riguardo Repubblica.it: “Tre foto per mostrare al mondo la gioia e la bellezza di essere mamma. È l’ultima sfida, lanciata su Facebook da molte donne, che ha riempito newsfeed e bacheche con foto di bambini sorridenti, nella stragrande maggioranza dei casi minori, se non addirittura neonati. Una sfida che si propaga in modo virale: ogni mamma è invitata a nominare a sua volta altre “mamme fantastiche”, chiamate a loro volta a postare le foto dei figli, alimentando una sorta di catena di Sant’Antonio che è diventata, in breve, un vero e proprio caso mediatico. Un fenomeno su cui si è concentrata anche l’attenzione della Polizia Postale, che ha deciso di lanciare un appello dalla sua pagina ufficiale su Facebook con un richiamo ai genitori per far luce sui rischi che una pratica del genere solleva: pedopornografia in primis, ma anche quelli relativi alla svendita della privacy personale, perpetrata ai danni di soggetti ancora inermi e inconsapevoli”. (leggi l’articolo integrale cliccando QUI)
E così tra un Donald Trump sempre più pericolosamente in auge, Totti che non gioca quasi mai e papà Vendola (benvenuto piccolo Vendolino), il Favi alza l’asticella dell’attenzione sul mondo virtuale facendo ergere Meleta a roccaforte di realtà e virtualità: perchè in entrambe le sfere è necessario avere la testa ben attaccata al collo.
Ah, quasi dimenticavo: invece di spippolare in rete andate a fare una bella girata all’aria aperta. Ma senza cellulare…ops, scusate, smartphone.
Meleta di sera bel tempo si spera.