Quando la magia di Woodstock scelse di calarsi nei pressi di Meleta.

fangoCorreva la mattina di un sabato in un luglio sempre meno estivo e sempre più autunnale quando, nella bacheca naturale di Meleta (posta sulla strada che da Meleta porta verso la Rocca), vidi un manifesto che proponeva per la sera stessa una festa in stile reggae con musica live nella ormai famosa La Capannina, tra l’altro luogo e teatro di ritrovo per lo sfortunato Mondiale concluso qualche settimana fa in Brasile e che ho quasi del tutto rimosso dai miei ricordi.
Decido di andare.
E mentre nel pomeriggio mi addobbo per il party chiamando a raccolta i Proci (popolazione locale IGT) di tutta la zona per conquistare insieme il parco de La Capannina, il pensiero vola veloce verso l’anima musicale del Favi: un concentrato di rock con venature di morbido reggae aleggia infatti da tempo immemore su Meleta.
Il meteo non promette nulla di buono, la festa è all’aperto, ed una cospicua bussata d’acqua non tarda ad arrivare: intorno alle ore 19.15 nuvole plumbee e cariche di pioggia si abbattono sulla zona rendendo i Proci timorosi nell’affrontare cena e dopocena nel parco. Ma il buon Favi non si perde d’animo e con danze e riti propiziatori riesce a convincere gli indecisi iniziando la scalata alla serata.
Devo dire che migliore decisione non poteva essere presa.
L’atmosfera della festa è splendida e sontuose bistecche di vitello vengono servite durante la cena che già preannuncia una serata degna di molte note. Nel frattempo anche le condizioni metereologiche diventano stazionarie e la serata rimane sì fresca ma molto piacevole.
Intorno alle ore 23 la band inizia il live (grazie a fonici ed organizzatori che non si sono persi d’animo nonostante l’acquazzone descritto sopra) e piano piano, terminata la digestione post cena, il popolo della festa inizia a muovere i primo passi sotto il palco: lì dove c’era l’erba (prima del diluvio) adesso c’è un bel pò di fango ma l’arbitro ha detto che si può giocare. Libera la scelta dei tacchetti da utilizzare in campo: si va dalle scarpe da ginnastica fino ai sandali passando per infradito e stivali di gomma.
E La Capannina non tarda ad esplodere di musica e colori: i Rebel Rootz di Trento hanno un ottimo sound e regalano un bel reggae sul palco mentre in platea il fango inizia ad essere uno dei protagonisti investendo nell’ordine scarpe, piedi, caviglie e stinchi dei coraggiosi danzatori che dai territori vicini hanno raggiunto il party.
Mi estraneo un attimo dalla zona danzereccia per riposare e mentre assaporo una cerveza guardo da buona posizione tutto lo svolgersi della festa: passatemi la similitudine ma veder ballare tutta quella gente sulla fanghiglia mi ha fatto venire in mente il festival di Woodstock…
I miei pensieri riemergono prontamente dall’anno ’69 e nonostante la fatica ad alzare piedi, scarpe ed infradito per muovere passi da ballo, la serata procede spedita. E quando il live finisce tra gli applausi del pubblico, lo stesso pubblico ha ancora la giusta verve per continuare a danzare e divertirsi in una magnifica serata di luna piena Toscana.
Alla fine la festa è stata un successo e gli organizzatori possono godersi il meritato riposo: l’incasso della serata andrà utilizzato in opere di beneficenza e questo non può che rendere orgoglioso nel suo piccolo anche il Favi che ha agito, nelle ore dell’aperitivo, da buon PR sociale.
Quando oramai l’alba inizia ad irradiare le luci della mattina decido che è il momento di fare ritorno a Meleta e lo stereo della macchina indovina la colonna sonora: Miracle Worker dei SuperHeavy è il giusto mix di rock&reggae che riassume al meglio il racconto di una serata così semplice e bella da ricordare.
Per una sera la magia di Woodstock si è calata proprio vicino a Meleta.

Meleta – #Selfie andata e ritorno: racconto di una storia surreale.

dsc_0256Dopo un breve tour negli Stati Uniti d’America ho fatto ritorno nella verdeggiante Meleta ed ho deciso di raccontare questa quantomeno curiosa avventura.
Negli States ho avuto il piacere di visitare la cittadina di Selfie, che si trova in Michigan, precisamente a metà strada tra Chicago e Toronto (Canada). Appena arrivato a Selfie mi ha fin da subito incuriosito la grande quantità di persone che, invece di camminare per strada guardando le bellezze cittadine o il percorso giornaliero da fare, muoveva passi con il braccio destro (o sinistro a seconda della propria naturale attitudine) alzato o per lo meno ricurvo. Ho parcheggiato la mia Ford Mustang Boss 429 nei pressi di un centro commerciale e mi sono poi avviato nel city centre per scoprire e visitare la città. Durante il tragitto ho continuato a vedere la quasi totalità degli abitanti nativi con questo ormai per me famoso braccio un po’ alzato o ricurvo.
Per soddisfare la mia curiosità mi sono avvicinato ad un abitante di Selfie e mi sono accorto che in mano aveva un dispositivo mobile che mi azzarderei a chiamare cellulare e stava facendo degli autoscatti pian piano che se ne andava per la sua strada. Poi ho incontrato un gruppo di studenti che si stavano autoscattando di fronte ad una chiesa anglicana cercando di inserire nello scatto anche il bel giardino pluviale che circondava la chiesa stessa ed infine ho scorto una mamma con un passeggino che cercava insistentemente di fotografarsi insieme al suo poppante all’interno del passeggino.
Carico di interrogativi sono entrato in una roadhouse grill per soddisfare il bisogno di un lauto pranzo. Entrato nel locale la cameriera mi ha gentilmente dato il benvenuto e poi mi ha chiesto di posare insieme a lei per una foto ricordo da attaccare al muro del locale predisposto per i ricordi fotografici. La bistecca con patate fritte e garlic bread era molto buona e mentre consumavo il mio pranzo mi è capitato fra le mani un piccolo opuscolo che presentava un concerto di musica indie rock che si sarebbe svolto a Selfie nel tardo pomeriggio. Decido che ci sarei andato subito dopo aver completato la visita della cittadina e del territorio circostante.
Dopo pranzo continuo a vagabondare per le ampie ed accoglienti strade e poi decido di tornare a prendere la macchina e mi dirigo verso il Lago Michigan che fa da confine tra gli Stati Uniti ed il Canada e che si trova a circa un quarto d’ora d’auto da Selfie. Arrivato al lago faccio una bella passeggiata lungo la riva e poi mi imbatto in piccolo pub all’aperto che diffondeva una musica inebriante: avvicinandomi vedo che i diffusori sonori esterni sono guidati da un bel giradischi che fa suonare un 33 giri dei Rolling Stones ed in particolare mi gusto Paint It Black davanti ad una bella birra gelata. E la cosa affascinante, oltre al posto ed alla musica è che nessuno fotografa niente e tutti si godono il momento incamerando nell’anima i bei ricordi di quel pomeriggio. Ma il tramonto non tarda ad arrivare ed il concerto indie rock mi sta aspettando.
Rientro a Selfie viaggiando lungo i boulevards cittadini ed inizio a sentire musica, segno evidente che il live è già iniziato. Mi dirigo verso il parco di Selfie ed oramai la luce del giorno ha lasciato spazio ad una notte che si preannuncia limpida e di temperatura più che piacevole quando, superata una piccola collinetta all’interno del parco, vedo una cosa incredibile. Sul palco la band si sta esibendo e la performance è molto piacevole mentre nella platea fasci luminosi illuminano la scena quasi a giorno. E l’illuminazione non è né quella del parco né quella propria dell’evento ma bensì è irradiata dalla somma di spumeggianti cellulari, tablet, pc portatile ecc. posizionati in mano a persone che stanno facendo foto e video in continuazione tanto che dal pubblico sembra che parta una ola continua tipo stadio viste le centinaia di mani e braccia audiovisive. E ad un certo punto anche il front man del gruppo si dirige verso il pubblico in delirio e mentre esegue una canzone più lenta e romantica tira fuori di tasca un cellulare e riprende il pubblico in festa. Vabbè, la musica è comunque ok ed ognuno è libero di gustarsi ogni situazione come meglio crede ma io mi godo il live un po’ più da lontano. Terminato il concerto decido di tornare verso il piccolo motel nel quale passerò la notte ma prima, siccome sono un abitudinario, mi fermo a mangiare un boccone nella stessa griglieria dove ho fatto pranzo. Entro, la cameriera della sera mi saluta amabilmente e poi mi chiede di fare una foto insieme a lei per avere un ricordo del mio passaggio nel locale. Io le rispondo che già a pranzo sono stato immortalato con la sua collega ma lei non sente ragioni e ci facciamo un altro roadhouse autoscatto che poi stamperà su carta e posizionerà accanto all’altra foto del giorno. Divoro magistralmente un Michigan pasty (carne e patate in un involucro di pasta sfoglia) e poi me ne vado a nanna.
La notte dormo bene nonostante le tante proteine ingerite durante la giornata e la mattina seguente mi reco in aeroporto e faccio ritorno a Meleta.
Appena arrivato a casa incontro sulla mia strada un nucleo familiare in ferie di provenienza olandese ed il capofamiglia mi chiede di fare loro una foto di famiglia con panoramica sulla verdeggiante Meleta: “ok” dico subito ed il fatto che non sia una foto scattata a Selfie mi rasserena non poco.
Ah, dimenticavo…il cartello stradale che si incontra arrivando a Selfie è quello inserito nell’immagine di questa variopinta e multimediale storia, una storia autocelebrativa del social io ovunque e comunque.

Germania uber alles: tedeschi campioni del mondo e Favi vero numero 10 moderno

untitledGermania uber alles: si conclude così la Coppa del Mondo di Brasile 2014. Una stupenda rete di Mario Gotze al 113′ porta i tedeschi in cima all’olimpo calcistico per la quarta volta nella loro storia al termine di una gara intensa e ricca di occasioni da goal.

Il Favi era schierato sulla sponda dell’albiceleste perché è più bello quando a vincere è la squadra che non gode dei favori del pronostico: e l’Argentina ha disputato una gran bella gara tutta cuore e grinta ma si è mangiata troppe reti con i vari Higuain, Palacio & co. Peccato davvero per i sudamericani e complimenti alla Germania che con questa vittoria raggiunge l’Italia a quattro titoli mondiali.

Che dire, questo Mondiale è stato a mio parere molto divertente (a parte le due semifinali) e mi mancheranno i colori degli stadi brasiliani addobbati a festa ed il tripudio di tifosi rappresentanti le squadre di tutti i continenti del mondo. Così come mi mancheranno le serata in compagnia passate nel rifugio mondiale di Meleta ed in altri luoghi a Meleta gemellati.

Ma c’è una cosa che proprio non riesco a digerire e che mal sopporto: tutta la stampa mondiale e gli addetti ai lavori attendevano con una certa bramosia l’esito della finale di ieri sera per suggellare la Pulce Messi come il nuovo Maradona o come l’eterno numero due argentino proprio dietro al Pibe De Oro. Risultato, Argentina sconfitta e Messi sulla gogna mediatica per non essere riuscito a trascinare l’albiceleste alla vittoria finale. Ma dai!!!
E’ vero, i salotti sportivi fanno parte del mondo del calcio e lo alimentano e nella buona o nella cattiva sorte giornalisti, opinionisti e commentatori sportivi possono fare le fortune di un giocatore o segnare in negativo prestazioni e parole dette a caldo da parte di chi ha corso per 90′ o 120′ minuti.
Messi non è Maradona e non lo sarà mai nemmeno se avesse vinto ieri sera: stiamo parlando di personaggi e personalità completamente differenti e di un calcio che oggi è lontano parente di quello degli anni ’80 e ’90. Maradona era fenomeno in campo e fuori dal campo mentre Messi è uno splendido giocatore ma non un trascinatore come poteva esserlo Dieguito. E questo, secondo il mio modesto parere, era chiaro prima del Mondiale e lo è anche dopo indipendentemente dal risultato finale.
Ed ampliando il ragionamento ma al tempo stesso delimitandolo dentro i nostri perimetri nazionali, Balotelli è sì un buon giocatore ma non ha niente di paragonabile ad un Totti o ad un Del Piero o anche semplicemente ad un Luca Toni o Alberto Gilardino, giocatori per la squadra.
Commenti e digressioni tipo “quel giocatore non ha dato tutto” oppure“quel giocatore non è un vincente” sono secondo me chiacchiere da bar e non dovrebbero trovare spazio in tv e sui giornali perché una squadra vince una grande competizione solo se è squadra e se chi deve gestire i giocatori sa il fatto suo (p.s. complimenti ai Della Valle per le schiette considerazioni su Prandelli).
Scusate il tono polemico ma è sempre più difficile guardare una gara in tv e non sentire commenti su cose che con il calcio giocato hanno poco se non pochissimo a che fare…quanto mi manca la classe di Bruno Pizzul!!!

Tornando ad essere più leggeri il Favi ha riflettuto molto sulle dinamiche calcistiche che hanno invaso la sua mente in questo mese e mezzo di Mundial ed ha stilato le 10 (numero non casuale) cose più belle e quelle più brutte (queste sì, in ordine volutamente casuale) di questa World Cup sudamericana.

Brasile 2014, Favi top ten:
1 – l’acrobazia mondiale di Mario Gotze nella finalissima;
2 – il diluvio che ha colpito La Capannina durante la semifinale tra Olanda ed Argentina;
3 – l’estasi provocata dal primo e dal secondo (e ultimo) goal dell’Italia ai Mondiali;
4 – la romantica generosità della Grecia e l’impavido Costa Rica;
5 – la nascita del blog “Il Favi di Meleta”;
6 – l’atmosfera di festa che si respira ogni sera Mundial;
7 – la spiaggia di Copacabana e lo spray per far rispettare la distanza nelle punizioni;
8 – le centinaia di birre consumate nelle serate Mundial;
9 – il colpo di testa di Van Persie contro la Spagna;
10 – la pubblicità della Fiat con Pizzul e Trapattoni.

Brasile 2014, Favi worst ten:
1 – un Brasile così brutto non l’avevo mai visto;
2 – un’Italia così brutta non l’avevo (quasi) mai vista;
3 – il continuo paragone tra Messi e Maradona che mi manda in bestia;
4 – le liti da terza categoria tra i giocatori dell’Italia subito dopo l’eliminazione al primo turno;
5 – il fatto che Neuer (portiere della Germania) non abbia subito nemmeno un pallonetto da distanza siderale (così stai in porta ogni tanto);
6 – la sigla di Sky “questa sera c’è il delirio al Maracanà”;
7 – il mio amico Spina che non ha organizzato il Mondiale da divano alla playstation (ma è comunque giustificato per cause di forza maggiore, I Love You)
8 – Balotelli capro-ne espiatorio dei mali dell’Italia calcistica;
9 – le scuse di chi perde e la modestia di chi vince;
10 – fondamentalmente, il fatto che il Mondiale è già finito.

E citando il grande Enzo Bearzot si chiude così anche il Mondiale 2014 by Meleta: “il calcio pare esser diventato una scienza, anche se non sempre esatta. Tuttavia, per me, si tratta prima di tutto e soprattutto di un gioco”. Chapeau Mr Bearzot!

Adeus Brasil: Germani (reali) in finale e Favi sbalordito dallo sportically correct made in Germany

felipaoProbabilmente c’erano tutti i presupposti per una semifinale Mundial fuori dagli schemi. Certo è che l’organizzazione tedesca era favorita sullo spirito nazionale brasiliano di squadra, per di più orfano di due pezzi da novanta come Thiago Silva e Neymar. Ma quello che è successo ieri sera nella prima semifinale di Brasile 2014 ha veramente dell’incredibile.
I padroni di casa partono col piede giusto: baldanzosi ed agguerriti per cercare di avere la meglio sulla germana formazione che però, sullo 0-0, non fa una piega. Poi fu il primo goal e quindi in rapida successione avvenne la seconda, la terza, la quarta e la quinta rete che già dopo i primi quarantacinque minuti spingono la Germania in finale a suon di goals.

Ma facciamo un passo indietro.
Il Favi, ieri sera, ha fatto uno strappo alla regola ed invece di sistemarsi sul comodo divano di Meleta, decide di spostare la sua persona presso il Parco de La Capannina per una serata all’insegna del cibo tradizionalmete toscano, del vino, anch’esso tradizionalmente toscano, e di una semifinale in allegra compagnia all’ombra del possente proiettore su telo piazzato nel parco.

Durante la cena ho piacevolmente colloquiato con una coppia tedesca di una località non ben specificata (dal nome credo complicato ma posizionata vicino al Mare del Nord ed in particolare nei dintorni di Amburgo) e subito ho notato la loro effettiva e reale tranquillità germanica, per me alquanto strana, prima di una semifinale di World Cup. Ma ognuno vive il calcio e queste emozioni a modo suo e quindi non ho fatto più di tanto caso al comportamento non troppo sportically correct della mia nuova coppia amica.

La gara inizia ed il Parco de La Capannina pian piano si riempie di germanici che dagli agriturismi della zona si riversano nelle panche messe nel giusto ordine per gustare al meglio l’evento sportivo: facendo una sommaria e veloce statistica durante la gara il popolo italico era probabilmente in minoranza rispetto agli alemanni, diciamo possesso palla 40% Italia e 60% Germania.

Visto l’evolversi trionfale della gara pensavo che l’euforia per la schiacciante vittoria portasse qualche amico tedesco ad una sana esagerazione nel post goals ed invece sono qui a documentarvi una cosa, a mio modo di vedere, alquanto particolare. Nel susseguirsi delle prime cinque reti gli amici tedeschi hanno sì esultato ma in maniera molto pacata, quasi insonorizzata se paragonata al grido di un qualsiasi goal dell’Italia. Ebbene i froilen teutonici hanno esultato in maniera più convinta solamente alla sesta ed alla settima rete in un clima di grande rispetto e cordialità proprio di quel profondo senso civico che in Germania è spiccato e che da noi oramai in troppe occasioni è uno sbiadito ricordo.

Ma l’italianità non può passare in secondo piano anche se in campo ci sono solo Germania ed un pò di Brasile (molto poco in verità) ed allora lo spettatore italiano affonda il suo colpo da maestro: prima chiede il risultato della gara perchè aveva perso il conto dei goals e poi, rivolgendosi ad un gruppetto di tifosi tedeschi in festa dopo la settima rete, intona Sono un ragazzo fortunato di Lorenzo Jovanotti e così anche il cielo di Belo Horizonte si colora improvvisamente di azzurro.

Cari brasiliani avrei desiderato vedere una bella finale tutta sudamericana tra verde oro ed Argentina ma lasciatemelo dire: la Germania è sì molto forte ed organizzata ma voi…ma come diavolo avete fatto ad arrivare in semifinale??? La traversa colpita al 120′ dal cileno cagliaritano Pinilla negli ottavi di finale ha avuto la sua dolce vendetta ed a Meleta si alza prorompente l’alba del giorno che stasera renderà eroi olandesi o argentini.

P.S. E nel caso il risultato fosse troppo avverso ad una delle due squadre in lizza…spegnere e riaccendere la Playstation è la miglior cosa da fare.

Il tardivo lancio lungo del Belgio e l’eterna sfida calcistica tra Europa e Sud America mentre il Favi si accomoda sul divano di Meleta.

keep-calm-and-palla-lunga-e-pedalare-3Con la giornata Mundial di ieri si sono concluse le mie personali sfide impossibili alla World Cup Brasile 2014. E come era facilmente pronosticabile le sfide impossibili si sono stoppate bruscamente alle porte delle semifinali.

Ripercorrendo in affannato ordine il mio personale mondiale, nel primo episodio c’è stata la fragorosa uscita di scena degli Azzurri senza neanche poter vivere troppe emozioni e notti magiche (ri-ri-ri mannaggia a voi, ma senza rancore). Poi è stata la volta della Grecia che da quando ha trionfato nell’Europeo del 2004 ha lasciato una traccia indelebile nella mia mente di romantico calciofilo: ma per i discendenti di Zeus fatali furono i rigori negli ottavi. Nei quarti di finale ho così tifato abbastanza veementemente per il Belgio ma la formazione di Wilmots, di fronte alla quotata Argentina de La Pulce, ha utilizzato troppo tardi una delle strategie del calcio secondo Il Favi e cioè la sempre efficace e spettacolare tecnica della “palla lunga e pedalare” che poteva mettere un po’ più alle corde i sudamericani. Risultato? Argentina in semifinale e Belgio a casa anche perché, come ha dichiarato l’amico di un mio amico, “il Belgio non può giocare contemporaneamente con due capelloni a centrocampo” con riferimento al buon Witsel ed al carismatico Fellaini. Della Costarica, dopo che ci ha sconfitti nel girone eliminatorio, preferisco non parlare perché la ferita nazional popolare di azzurro colore sarà in me aperta fino al giorno dopo la fine di questo mondiale.

Eccoci così finalmente arrivati alle semifinali: due gare che riproporranno in campo l’eterna sfida tra le potenze del calcio dei due continenti più storicamente calcistici, l’Europa ed il Sud America.

Guardando il tabellone nei prossimi giorni si giocheranno due gare da leccarsi i baffi: Brasile-Germania (peccato non poter vedere Neymar in azione ma Camillo colombiano è stato un po’ troppo cinghiale nel suo intervento) ed Argentina-Olanda. E dico e sottolineo finalmente perché è sì sempre bello guardare tutte le gare dei Mondiali ma senza la patria italica in lizza io sinceramente non vedevo l’ora di potermi gustare i super match che varranno la finalissima.

Perché queste sono gare che praticamente nessuno si vuole perdere e quindi riecco in campo i maxi schermi, le cene pre e post match ed il clima da “mondiale de noantri” che magicamente rinasce nonostante l’Italia sia da tempo fuori dai giochi.

Buona visione e buon calcio a tutti, a Meleta i divani sono già schierati di fronte ai maxi schermi con Mojito bar in funzione…that’s football life!