Il risveglio del Favi e la stella di Al-Owairan.

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Arriva la primavera nelle terre del Favi….mmm, no.
Sboccia la primavera nel countryside di Meleta….mmm, no.

Il Favi si risveglia (ora sì) dal torpore invernale, stappa un Albola datato 2013 (uno dei migliori Chianti Classici per reperibilità, prezzo e piacevolezza del palato) e mentre ascolta Magpies on fire dei Red Hot (Chili Peppers) sente che è arrivato il momento di andare a letto.

Ma non stanotte. Di un blu primaverile si tinge la terra di Meleta: il primo fresco dell’anno arriva fino alla sera e le notti si fanno più miti e ricche di passeggiate notturne.
Il fido Ercole passeggia a qualche metro da me e tutto sembra scorrere tranquillamente all’interno della zona vecchia (ztl) del borgo antico.

Quand’ecco che ad un tratto il Favi volge lo sguardo a nord ed una stella si illumina.

Un bagliore mi acceca e dopo qualche secondo svanisce nella notte.

Dè, una bella botta direbbe il fido amico che apre tutte le vocali a manetta mentre sorseggia un drink in un locale del quartiere Venezia a Livorno, ma non in questo caso.

Il Favi e tutta Meleta vengono irradiati dalla stella di Al-Owairan.

E voi, cari lettori, direte: “Ma che diavolo è sto’ Owairan???”

“Ci sono anche giocatori che oltre ad essere poco conosciuti, trovano il loro momento storico andando a segnare un gol particolare o molto importante per la propria nazione.

Tutto ciò accadde all’Arabia Saudita durante il mondiale americano del 1994 e più precisamente a quello che è definito, ad oggi, il miglior attaccante dei Figli del Deserto. Stiamo parlando di Saeed Al-Owairan, attaccante classe 1967 autentica bandiera dell’Al Shabab Riyadh con cui ha giocato dal 1988 al 2001.
Al-Owairan diventa famoso per un gol assolutamente incredibile segnato al Belgio al 5° minuto dell’ultima partita del girone. Gol che è valso, alla nazionale saudita, il secondo posto nel girone e la storica qualificazione agli ottavi di finale.

A molti potrebbe ricordare il gol di George Weah al Verona, segnato però 2 anni più tardi. Una clamorosa sgroppata che termina con un potente tiro che si insacca alle spalle di Preud’homme” (non uno a caso aggiungo io).
fonte: (http://allafacciadelcalcio.blogspot.it)

E così il Maradona del Golfo (quello Persico, tanto per capirsi e tanto interessante per le nazioni del cosiddetto Primo Mondo) suscita talmente tanta ammirazione e la simpatia che scaturisce dal Davide contro Golia da far sembrare il mondo del calcio un possibile, vero strumento di universalità.

Un mondo che invece oggi, a distanza di ventitré anni dal goal di Al-Owairan al Belgio, si ritrova destabilizzato da una feroce crisi morale che poi sfocia in tante altre tipologie di crisi e crisette.

E’ questa la stagione dello scatenato e scriteriato Donald Trump che tra bene e picchi di male fa traballare lo stanco equilibrio mondiale; della resa del primo ministro italiano Renzi che ha lasciato l’Italia praticamente senza quel poco di guida che gli rimaneva; dell’indecente non gestione e non interesse da parte dell’Europa delle migliaia di disperati che arrivano ogni giorno nelle coste del sud Italia; del nuovo stadio della Roma che riempie le agende delle priorità italiane e dei vili attacchi di bestie automunite.

E nella terra di Meleta, oltre che nella testa del Favi, le digressioni sul mondo si rincorrono tipo guardie e ladri.

Così, mentre la puntina del giradischi fa le bizze e la notte meletiana rassicura ancora un po’ di più, il Favi non prende sonno all’idea di un popolo sempre più digitale, sempre più partecipe e condiviso che però non si incazza mai.

O per lo meno troppo poco.

Giri per strada, ti fermi a guardare chi ti passa accanto e noti sempre quello strumento (denominato in antichità cellulare ed evolutosi in smartphone) in bella evidenza ma soprattutto in continuo utilizzo.

Perché c’è da pensare ai like di facebook o ai continui rumori di whattsup mentre magari fotografo una piazza o una pizza, un cane o un gatto, un bianco o un nero tanto oramai niente differisce da niente.

Neppure un colore.

E se non guardiamo alle sfumature, alla ricchezza che crea la differenza, alla passione che deve guidare il nostro essere ed aiutare la ragione, ci ritroveremo ben presto ad essere sempre più connessi al mondo ma allo stesso tempo sempre più isolati dal mondo.

Ed allora ben venga la Repubblica di Tonni ma il nostro vicino di casa sarà straniero, il nostro quartiere sarà un bel po’ straniero, la nostra città sarà straniera tantissimo.

Straniero, cioè a noi sconosciuto.

Perché magari stiamo con la testa bassa perché sta cazzo di tastiera è troppo piccola ed al tempo stesso ci perdiamo le sfumature del mondo.

Quelle che sono per strada, quelle che ci fanno amare, quelle che ci aiutano ad essere migliori.

Meleta on the streets, where the streets have no name.

 

I funghi, I cardi e la sottile linea rossa tra informazione e stragossip

Arriva l’autunno estivo nella contea di Meleta ed il Favi si divide tra la pulizia dei funghi (pupole, cucchi e Re porcino), faccende di casa e tortuose vicende di lavoro.

Dalla veranda della sua abitazione, assaporando un piacevole pinot nero della terra di Sicilia dell’azienda Cusumano (ottimo per accompagnare carni giovani con le sue intense note fruttate), il buon Favi si è regalato domenica scorsa una mattinata e tarda mattinata di relax ed alle ore 15, puntuale come un abbaio del cane Ercole quando passa l’ape del giardiniere Carlo sotto l’abitazione, la radio nazionale 102.5 ha iniziato a fare collegamenti con gli stadi di tutta Italia per seguire l’ottava giornata del campionato di Serie A.

Inviato dal Meazza di Milano, il giornalista Paolo Pacchioni, voce sportiva di RTL e professionista di indubbie qualità.  La partita in questione è il match tra l’Inter di Frank De Boer ed il Cagliari guidato da Massimo Rastelli. Fischio di inizio e si parte.

Ma non si parla della gara.

Il giornalista della radio nazionale (con oltre sei milioni e mezzo di ascoltatori giornalieri, così recita più o meno il loro slogan) non segue le vicende del campo a parte schieramenti tattici e formazione, bensì rivolge l’attenzione praticamente per tutto l’arco del collegamento alla lite tra la curva dell’Inter ed il capitano della Beneamata, l’argentino ventitreenne (particolare di grande importanza in questo racconto surrealistico) Mauro Icardi.

Occorre quindi fare un passo indietro sennò non ci si capisce nulla.

Nei giorni scorsi il giocatore dell’Inter ha presentato la sua autobiografia ed ha anche parlato di un episodio che lo vide, al termine della gara Sassuolo vs Inter dello scorso anno, togliersi la maglia e gettarla ai tifosi in malo modo. Cosa che i tifosi dell’Inter non gradirono mica tanto, soprattutto la frangia più calda del tifo neroazzurro.

Interessante che un ventitreenne pubblichi un’autobiografia nel senso che una persona a quell’età dovrebbe viverla la vita e non raccontarla visto che di strada ce n’è ancora tanta da fare ed altrettanto interessante che un bravo giornalista come Pacchioni parli con grande enfasi di tutta questa piccola ed a mio modo di vedere, insignificante situazione che sportiva non è ma rende solo onore al gossip alimentando un’informazione di bassa lega.

Questo porta il Favi ad una doppia considerazione: troppo calcio fa male e siccome di calcio vero ce n’è sempre meno nel nostro Belpaese, allora benzina sul fuoco a tutte quelle caratteristiche accessorie che sono tanto futili ma che tanto interessano la nostra popolazione.

Seguo praticamente da quando sono nato il calcio italiano ed ho avuto la fortuna di vedere all’opera giocatori del calibro di Van Basten, Ronaldo e Baggio tanto per citarne alcuni.

E scusate se è poco.

Ed oggi mi trovo a leggere sui giornali di carta e su quelli on line della lite tra Icardi ed i tifosi dell’Inter, delle diatribe tra Totti e la sua collocazione spazio/temporale nella Roma, di una Nazionale italiana che, del tutto rinnovata, se perde e gioca bene viene criticata e se vince e gioca male va criticata lo stesso.

Ma che gioco è diventato il calcio???
Ma che business è diventato il calcio???
Perché c’è sempre la tendenza ad alimentare il gossip sportivo invece delle prodezze che vengono create nel rettangolo di gioco???

Non ho risposta a tutti questi interrogativi ma dalla rocca di Meleta il Favi non si scompone ed accende il videoregistratore: questa sera va in onda la videocassetta del campionato di Serie A stagione 94/95 con tanto di Pippero a cura della Gialappa’s Band.

Non chiamatelo amarcord ma, utilizzando un hashtag di grande moda, #solocosebelle.

Buon campionato a tutti dal prode Favi.

 

Feste, Favi e vissero felici e contenti.

Favi_Natale_2015Aria di Natale nelle campagne di Meleta, una Meleta vestita a festa con piccole ma decoratissime luminarie che accompagnano gli ultimi giorni dell’anno ed al tempo stesso spingono l’arrivo del nuovo come da tradizione calendaristica.

Il Favi ha trascorso le sue feste con la famiglia in atmosfere sempre nuove e ricche di calori e calorie.

Ma la vicenda che desidero trattare in questa fine annua riguarda i giorni che precedono il Natale e che vengono spesso utilizzati per acquistare regali, pensieri e piccoli ricordi da scambiare con le persone più care.

Tengo subito a precisare che non sono un patito dei regali ma mi piace molto, da sempre, pensare alle persone più vicine al Favi e regalare loro un sorriso che spesso si tramuta in un cadeau di poco valore economico ma di grande valore a livello d’impatto umorale.

E proprio in quei giorni il natalizio Favi scollettò Meleta e si diresse verso la Maremma alla ricerca di oggetti per irradiare il sorriso dei suoi cari.

Tante le persone in strada nella media cittadina di Follonica e tutti alla ricerca di regali da mettere sotto l’albero per colorare il casalingo Natale.

Dopo aver percorso le vie dello shopping ed aver acquistato quello che doveva acquistare, il Favi si concesse così una pausa rigenerante in un bar di tendenza per dare il via alla procedura dell’aperitivo.

Tante le persone all’interno ed all’esterno del locale e tutti sorridenti con vini e cocktail alla mano per momenti di relax tra amici, parenti, conoscenti e così via.

Superato senza troppi gradi l’aperitivo time il Favi si reimmette in strada per completare la sua ricerca e d’improvviso cala la sera: i negozi chiudono, i bar dolcemente si svuotano e la strada diventa pian piano deserta (visto che la serata era di quelle infrasettimanali).

Scocca l’ora della cena ed il Favi si ferma a desinare in una pizzeria/paninoteca per un pasto veloce: il locale è molto carino e ben tenuto ed ha una sala con una grande vetrata che da direttamente sul corso della cittadina.

Musica all’interno del locale, sorrisi e luci della sera che accompagnano verso la notte il tram tram giornaliero.

Ad un certo punto, mentre stavo mangiando un discreto hamburger corredato da patatine fritte e birra sempre medio/grande, inizio ad osservare fuori dalla grande vetrata e vedo un signore di una certa età ed il suo cane di una certa età a sedere su una panchina. Davanti a loro una cesta di vimini con una piccola coperta e la scritta “Grazie per il Vostro aiuto”.

Tutto d’un tratto l’atmosfera cambia e non poco.

Questo pensiero, queste parole, non vogliono essere cariche di ipocrisia o di luoghi comuni. Ci tengo a dirlo prima di terminare questo breve racconto di strada.

Ma torniamo, appunto, per la strada.

Finita la cena il Favi si dirige verso la cassa, paga il conto e prende un trancio di pizza ed una bottiglia d’acqua da asporto. Pizza ed acqua sono per quel signore che sta sulla panchina in cerca di aiuto.

Ed è solo questo che voglio puntualizzare e sottolineare.

Nella nostra frenetica era, nelle nostre giornate di rincorsa, nei nostri amletici dubbi esistenziali e nelle nostre certezze, troviamo il tempo, troviamo il modo, troviamo la situazione per dare una mano a chiunque ne abbia bisogno.

E’ più semplice ed immediato di quanto ci si possa immaginare e con piccoli gesti quotidiani possiamo senza dubbio dare una mano a far girare questo mondo per un verso un po’ più umano e vero ed un po’ meno costruito e digitale.

Ed allora il mio pensiero ed i miei auguri per il nuovo anno vanno a tutte quelle persone che vivono a Lampedusa e che ogni giorno aiutano in maniera volontaria i migranti che arrivano stremati sulle nostre coste. Perchè è di questo che si dovrebbe parlare tutti i giorni dando un po’ meno spazio informativo allo smog nelle grandi città che regna sovrano tutto l’anno ma che in questi giorni sembra essere diventato il più grande problema nazionale. Senza nulla togliere al fatto che la qualità della nostra aria è sicuramente un tema di importante rilevanza.

Ma sono proprio loro, gli abitanti di Lampedusa ed i volontari che operano su questa isola l’esempio di tutto quello che avete letto in questo racconto e che rappresentano un mondo che a me piace da impazzire: quello della solidarietà e dell’impegno, di un impegno che si può toccare con mano.

 

Fools will be fools
And wise will be wise
But i will look this world
Straight in the eyes

I pazzi saranno pazzi
e i saggi saranno saggi
ma io guarderò questo mondo
dritto negli occhi

(Ben Harper, Better Way)
Favi di strada, Meleta terra mentale di socialità: tanti auguri per un felice anno nuovo.

Libertà di scelta, opinione romantica ed agenda setting 2.0

mass-mediaIn questa settimana è successa una cosa a dir poco stupefacente. Dopo una tranquilla serata passata ad ammirare il paesaggio che da Meleta si irradia verso Roccatederighi, il Favi decide di fare una doccia rigenerante prima del consuteo aperitivo. Così, dopo aver fatto riposare il corpo in piena ebollizione post doccia ed aver stappato un Belsedere (rosso d’Orcia veramente interessante), mi posiziono in veranda ammirando il sempre incantevole tramonto dell’Alta Maremma.

Improvvisamente, vista la mancanza di anacardi nel mio tavolo aperitiveggiante, mi alzo dalla poltrona e muovo passi felpati in direzione cucina: la mia attenzione viene però colpita da uno specchio che avevo dimenticato di possedere e che osservo con attenzione.

E’ tutto vero. Ho un pò di barba bianca. Incredibile ma vero, il Favi sta imbiancandosi.

Quella dolce e lieve peluria color argento che avevo già avuto modo di notare in popolazioni umane di età superiore alla mia, hanno adesso trovato allocazione proprio nella barba del Favi.

Ce l’ho fatta: sto acquistando punteggi importanti in termini di saggezza (senza esagerare) ed esperienza.

Ed allora ecco che il Favi, spinto dal consiglio di un attento lettore di questo blog, si erge a paladino della libera informazione ed oggi disquisisce su una teoria molto interessante che mi ha affascinato fin dai primi anni dell’università.
Sto parlando della teoria dell’agenda setting, avanzata nel 1972 da Maxwell McCombs e Donald Shaw, ma già ipotizzata e formulata nel 1922 da un guru-medium come Walter Lipmann. In poche parole la teoria dell’agenda setting “è la teoria delle comunicazioni che ipotizza la possibile influenza dei mass-media (mass-news) sull’audience (pubblico) in base alla scelta delle notizie considerate notiziabili e allo spazio e preminenza loro concessa” (da Wikipedia).
In poche parole i grandi mezzi di comunicazione di massa (tv, radio e carta stampata) scelgono, dopo attenta contrattazione, quali sono le notizie che andranno in onda e di cui, conseguentemente, le persone parleranno in quella data giornata o in quel determinato periodo.

E soprattutto di cosa le persone non parleranno in quella data giornata o in quel determinato periodo.

Agenda-setting
In maniera interessante ci viene in aiuto la figura sopra, che ho ripreso da pensierocritico.eu, riguardo proprio alla teoria dell’agenda setting ed in cui il cerchio raffigura la moltitudine di notizie che ogni giorno nascono nel nostro mondo.
In grigio possiamo ammirare l’agenda cutting che rappresenta l’insieme dei temi di interesse generale che viene escluso dall’agenda dei media e, conseguentemente, dal dibattito pubblico: come dire, de ‘sta roba nun se parla.
In rosso la nostra agenda setting che è il risultato della mediazione tra le proposte delle varie agende (politiche, economiche, finanziarie, sociali) per entrare a far parte dell’agenda dei media.
All’interno dell’agenda setting viene evidenziata in bianco l’agenda surfing che è quella parte dell’agenda setting utilizzata da organizzazioni/aziende (pubbliche o private) per sfruttare la popolarità di temi correnti a favore dei loro scopi (politici, commerciali e così via).

In poche parole, ogni portatore di interesse fa a spallate (o meglio, a gomitate) per avere spazio nell’agenda giornaliera delle notizie che verranno irradiate dai media verso il grande pubblico.

Notizie decise a tavolino da grandi portatori di interesse che vanno a braccetto con gigantesche emittenti tv, influenti radio e sontuose redazioni di giornali??? A voi la risposta all’amletico dubbio…

Così funzionava prima ma poi arrivò la rete internet ed il world wide web che cambia le carte in tavola.

Oggi, ed oramai da più o meno un decennio, l’informazione corre veloce, velocissima sul web: più rapida di quanto sia mai stata e più massiccia di sempre. Massiccia nel senso che l’agenda setting, teoria che ha riguardato e riguarda principalmente i media vecchio stampo, è bombardata dal web di migliaia e migliaia di notizie ogni giorno, ogni ora, ogni minuto (e queste notizie trovano sempre spazio e senza troppe spallate: certo, per arrivare in prima pagina devono farne di strada…)

E non è per niente semplice per l’utente finale districarsi tra le innumerevoli informazioni che piovono a cascata ogni qualvolta ci mettiamo on line.

Prima le notizie ci erano date già pronte ed impacchettate mentre adesso ce le possiamo cercare noi liberamente on line e fare così una grandissima cosa: paragonare diversi punti di vista con pochi click. Magnifico, ma serve tempo.

Questo infatti è un “lavoro” molto dispendioso in termini di tempo e di energie mentali ma dobbiamo considerare che oggi abbiamo a disposizione così tante informazioni che ci possono permettere di valutare così tanti punti di vista accrescendo senza dubbio la nostra coscienza sociale di umani del pianeta terra: un’occasione da valutare attentamente anche con poco tempo a disposizione.

Si rende quindi necessaria quella che è la base di ogni processo di opinione, per lo meno secondo il Favi: ovvero la coscienza critica di ognuno di noi che per un attimo mette da parte le proprie convinzioni politiche, sociali ed economiche e cerca di formare la propria idea riguardo ad un determinato argomento senza essere inquinato da pregiudizi di sorta.
E l’informazione che corre sul web ci può aiutare in questo visto che è un’informazione che nasce (per lo meno) più libera dai vincoli della contrattazione propria dell’agenda setting, dei mass media tradizionali.

Favi pronto alla sfida sorseggiando un rosso sulla terrazza di Meleta con lo sguardo rivolto a quella libertà di informazione che il web ci può far assaporare.

Palleggiando al mare con il Favi senza gli ottavi di finale (bah ed ancora bah)

calcio_oldstyle2Sinceramente lo devo confessare: fino a che i Mondiali di Brasile 2014 non saranno terminati io non avrò pace.
Mi piace il calcio emergente del Costa Rica e dell’Algeria ma non poter respirare l’atmosfera del pre, durante e post gara degli azzurri mi rende irrequieto in queste serate estive di Coppa del Mondo.

Ed è per questo che da buon Favi, nel weekend appena trascorso, mi sono regalato una bella giornata di relax al mare. In particolare ho visitato in dolce compagnia le bellezze naturalistiche del Parco della Sterpaia che fa parte del più ampio sistema dei Parchi della Val di Cornia e che si trova nel golfo che da Follonica porta i bagnanti a sconfinare nel livornese nel comune di Piombino. Un oasi di pace con un bel mare, un’ottima pineta per il dopo pranzo e servizi niente male seppur costosissimi a mio parere (parcheggio a tariffe da multipiano situato a La Rascasse ma sorvoliamo…)
L’aria di mare e la succulenta ombra della pineta hanno così sfumato la mia delusione calcistica, resa ancora più lontana dagli splendidi mojiti trangugiati nell’ora (o meglio nelle ore) dell’aperitivo.

E qui casca l’asino. Durante l’aperitivo gustato in un locale del lungomare la tv del locale stesso è sintonizzata sul primo ottavo di finale di Brasile 2014. I padroni di casa del Brasile sfidano il Cile e la formazione andina mette alle corde i verdeoro: dopo una clamorosa traversa colpita dal cileno-cagliaritano Pinilla si va ai rigori. Pian piano molti avventori del locale lasciano le comode postazioni aperitiveggianti e si spostano all’interno per assistere alla lotteria dei calci di rigore. Poco prima dell’inizio dei penalty il locale è inaccessibile dall’esterno perché i tifosi si sistemano anche sulla porta d’ingresso rendendo difficoltoso il passaggio di spaghetti all’astice e fritture di paranza.
Il primo pensiero che mi balza alla testa è “che sport fantastico è questo!” mentre il secondo è “xxxxx xxxxxx noi dobbiamo aspettare altri quattro anni prima di rivivere questi momenti!”.
Come la maggior parte del pubblico presente anche io spero nella vittoria del piccolo Cile contro i pentacampeon ma Julio Cesar è in serata strepitosa ed il piccolo grande Neymar è freddissimo dal dischetto. Onore al Cile (giustamente festeggiato in pompa magna al rientro in patria) e festa brasiliana al Mineirão di Belo Horizonte ed in tutta la nazione brasileira.

Dopo Brasile-Cile è la volta della Colombia che fa un sol boccone dell’Uruguay privo del simpatico addentatore Suarez mentre ieri l’Olanda ha tenuto a galla l’Europa calcistica sconfiggendo in extremis il Messico (Robben è si fenomeno ma anche un po’ furbetto…). Nel dopo cena in programma un gustoso ed inedito mach tra Costa Rica e Grecia. La romanticità calcistica della Grecia è enorme e gli Ellenici riagguantano la gara al 91′ costringendo i Costaricani, passati in vantaggio con un chirurgico Ruiz, ai rigori. Alla fine sorride il Costa Rica ed io maledico il temporale che ieri sera si è abbattuto su Meleta e mi ha impedito di vedere gli ultimi venti minuti regolamentari, supplementari e rigori!

Tra pochi minuti in campo Francia-Nigeria ed a seguire  Germania-Algeria: pronostici in favore delle formazioni europee ma il Mondiale è bello perché è vario e mai scontato.

Ed anche se guardarlo non è come viverlo con la propria nazionale il Favi non si perde d’animo perché alla fine “ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada lì ricomincia la storia del calcio” (Jorge Luis Borges).