Quando Babau andò in goal con una stupenda rovesciata (e gli Ultras di Meleta fecero invasione di campo)

Fiat_spot_Pizzul_TapattoniSarà la stanchezza dovuta al post concerto dei Rolling Stones al Circo Massimo (meraviglioso) oppure il ritorno di una temperatura estiva all’altezza della situazione: fatto sta che proprio in queste ore mi sono ricordato di un evento che avevo quasi rimosso dalla mia mente.

Correva l’anno 1992, la Danimarca diventa campione d’Europa ed i giocatori di Serie A non hanno ancora i nomi dietro la maglia. A Meleta si disputò in quell’estate il Torneo Giovanile dell’Alta Val di Merse e tanti ragazzi accorsero negli spazi verdi della zona per conquistare l’ambito trofeo messo in palio dal Favi.

Babau era un giocatore molto tecnico e faceva parte della squadra gialloblu della Rocca du Futbol. Nelle prime gare della manifestazione il talentuoso ragazzo alternava ottime giocate a baggianate di altrettanto ottimo livello: e come è normale che sia per il genio e la sregolatezza, anche il pubblico della Meleta bene e gli addetti ai lavori si dividevano tra chi lo osannava e chi invece lo detestava. In una gara fondamentale per la sua squadra non ne azzeccò neanche una ma nei minuti finali, quando le formazioni erano ferme sul risultato di 1-1, il giovane Babau ricevette un cross dalla destra, guardò con gli occhi il cielo e decise la gara con una splendida rovesciata che fece impazzire la platea. Dopo il fischio finale gli Ultras della zona invasero il campo portando in trionfo uno stordito Babau.

Tra un paio d’ore gli Azzurri di Prandelli affronteranno l’Uruguay per una gara da dentro o fuori ed il tam tam sulla formazione dell’Italia che scenderà in campo è roboante da diversi giorni. Giocheranno due punte? Si opterà per un modulo con sei o sette centrocampisti oppure in porta andranno due portieri? Tanti gli interrogativi sulla formazioni italiana anti-Uruguay che alle nostre ore 18 calcherà il terreno dell’Arena das Dunas di Natal.

Chissà se anche Babau guarderà la gara di oggi pomeriggio, magari sorseggiando un Mojito e pensando fermamente dal primo al novantacinquesimo minuto che gli Azzurri ce la metteranno tutta per superare questo temibile primo turno della World Cup…

Forza Azzurri!!!

 

No c’è trip for cats (ma a Meleta ci crediamo)

1111Quando l’Italia perde una gara importante (Mondiale o Europeo che sia) avverto sempre un non so che: diciamo che provo una sensazione di smarrimento. Principalmente perchè credo perennemente che gli Azzurri siano i più forti di tutti ed anche perchè le serate mondiali a vedere l’Italia tutti insieme nei bar, nelle piazze, nelle Capannine, a Meleta ecc. mi danno un piacere sempre nuovo e meraviglioso.

La Costa Rica ieri pomeriggio ha senza dubbio meritato più dell’Italia e ad oggi è prima nel Gruppo D con la qualificazione agli ottavi già in tasca: io pensavo che i costaricani fossero la vittima sacrificale di un girone di ferro formato da Italia, Uruguay ed Inghilterra ed invece già dopo la prima gara contro la Celeste (battuta per 3-1 con un super Campbell in avanti) mi hanno impressionato per l’atteggiamento che mettono sul rettangolo di gioco. Ok, non saranno dei mostri di tecnica, ma spesso il sentimento nazionale di rappresentare il tuo paese in una competizione sportiva ti solleva lo spirito, le gambe ed il fiato in maniera illuminata.

E poi ci siamo noi: noi che siamo abituati alle luci della ribalta calcistica e che non ci aspettiamo mai che una gara contro una Cenerentola possa anche andare male come quella di ieri, io per primo. Ma ieri è andata parecchio male:  il presagio è arrivato verso le ore 17 del pomeriggio quando, durante le pulizie di casa il Favi ha sbattuto violentemente la testa contro lo spigolo di una porta per poi arrivare intorno alle 18.25 quando il Marione là in avanti ha padellato un goal per lui facile facile. Ma diciamo la verità,  il primo tempo è stato tutto sommato blando e nonostante lo svantaggio non avevamo demeritato di fronte ai centroamericani (ok siamo l’Italia ma ogni partita ha la sua storia e che diamine!). Infatti parlando tra tifosi a fine primo tempo davanti ad una birra ed un prosecco eravamo tutti d’accordo che nel secondo tempo avremo recuperato la partita e magari l’avremo anche ribaltata. Invece gli Azzurri nel secondo tempo sono andati in cianfanelle: sarà stato il caldo (che comprendo perchè anche il Favi quando gioca nel bagnoasciuga al mare dopo una mezz’oretta è più che soddisfatto), sarà stato il nostro ct che della seconda punta per far compagnia a BalOtello proprio non ne vuole sapere o sarà perchè, come dice Elio, “l’hanno deciso i ricchioni” (cit. La follia della donna).

Fatto sta che come era prevedibile le testate (non quelle fisiche) giornalistiche sportive e non hanno parlato di disastro, flop, tragedia e terremoto, ir di dio e così via e nei social network l’italianità da bar sport si è scatenata in maniera schietta, irriverente e decisa. D’altronde siamo un popolo di navigatori, santi, poeti ed allenatori non per caso!

Ma bando alle ciance: qui ragazzi non si scherza e martedì contro l’Uruguay c’è bisogno di passare il turno per continuare a sognare e vivere le meravigliose notti (e pomeriggi) mondiali. E allora ricarichiamo le pile mentali e prepariamoci a sventolare bandiere tricolori perchè tra quattro giorni risaremo tutti di nuovo in campo per novanta minuti stracarichi di emozioni…a Meleta è già tutto pronto e cari Azzurri vi mando un messaggio: il Favi ci crede, Favi believe in you!

Le Furie Rosse tornano in Spagna passando per Meleta

1Premetto di credere veramente che non sia bello godere delle sventure sportive altrui. E premetto anche di essere un amante del bel calcio. Ma è successo un qualcosa di strano nella mia testa subito dopo il fischio finale della gara Mondiale di ieri sera che ha visto il Chile sconfiggere per 2-0 i campioni in carica della Espana. In quel preciso momento il mio cervello ha messo a fuoco in maniera nitidissima un avvenimento sportivo del recente passato: la famosa furbata di Sergio Busquets. Il centrocampista del Barca nella semifinale di ritorno della Coppa Campioni 2009/2010 simulò clamorosamente un fallo dell’allora interista Thiago Motta costringendo i nerazzurri a giocare gran parte della gara in inferiorità numerica (poi fu una grande impresa al Camp Nou antipasto del Triplete mourignano nonostante il Sergio malandrino…).

Beh, l’Italia è stata letteralmente asfaltata nella finale dell’Europeo 2012 dalla Spagna e quindi magari avevo un pò il dente avvelenato dopo quella gara. Ma pensandoci bene non è così: la faccia del Sergio che dopo aver simulato un fallo da terra apre gli occhi per vedere se l’arbitro ha espulso Thiago Motta mi mandò il sangre al cervello allora e ieri ho consumato la mia personale vendetta (sportiva chiaramente, ma anche e soprattutto etica): ed è per questo che non mi vergogno assolutamente a dire che sono molto soddisfatto del cammino delle furie rosse in questo Brasile 2014. Questo da una parte mi spaventa perchè nella mia Meleta ho sempre praticato e diffuso le migliori best practices possibili per alimentare la filosofia del bel calcio e magari anche del tiki taka: ma quello di Orbetello dove ad un certo punto la fitta (e pallosa) rete di passaggi rasoterra propria del tiki taka può anche sfociare in un lancio lungo per il centravanti/torre tipico del calcio britannico degli anni ’80 e ’90 (quando gli inglesi non ci mettevano le mani nei match con le squadre di club italiche).

Che dire, peccato aver perso una delle nazionali più blasonate in questa prima fase eliminatoria ma la Spagna, más que un club, in questa World Cup mi è sembrata la somma di tanti giocatori senza più l’anima combattiva, determinata e vincente che avevano portato le furie rosse in cima all’olimpo del calcio moderno.

Pazienza, mi consolano solo due cose oggi: la prima è che il Chievo ha riscattato il cartellino di Paloschi e la seconda è che nonostante tutto questo io a Meleta continuerò a praticare il tiki taka alla maremmana: poca corsa e tanta fantasia.

Da Meleta all’Arena Pantanal di Cuiabá

Russia press conferenceLa strada sembra molto lunga e migliaia di chilometri dividono Meleta dalla Coppa del Mondo 2014 che si gioca in queste settimane nello splendido e contrastante Brasile.
Le gare si susseguono a ritmo serrato e tra sorprese, conferme e goduriosi momenti azzurri in goal non sembra esserci molta differenza tra la mia Meleta ed il Brasile.
E’ questo il primo mondiale 2.0, è questa la prima social world cup ed è veramente un’impresa non essere aggiornati secondo dopo secondo sui risultati delle partite del mundial.
Mi domando se tutto questo flusso di informazioni questo faccia bene al nostro cervello, al nostro fisico ed a quello che per mia opinione è lo sport più bello e controverso del mondo.

La mattina mi sveglio come sempre a Meleta e sul mio smartphone controllo gli appuntamenti calcistici della giornata. Alle ore 18 vedo che la simpatica Algeria sfida il talentuoso Belgio mentre alle 21 sulla Rai c’è un robusto Brasile vs Messico. E come non strizzare l’occhio anche al match della mezzanotte tra la Russia di Capello e la sempre temibile Corea del Sud. Bah, io me le guardo tutte e tre ma nel frattempo mi ricordo anche che devo andare a lavoro!

Arrivo in ufficio ma la mente è ormai da una settimana in “stand by Mondiale” e quindi sbrigo velocemente gli affari giornalieri e nel pomeriggio mi rimetto in macchina per raggiungere Meleta ed il divano Mondiale.
Nella bagarre giornaliera non mi accorgo che alle 18.15 sono ancora per strada e quindi è inevitabile il collegamento con Radio Rai per seguire Belgio vs Algeria (intramezzato anche dal sempre ottimo commento della Gialappa’s su Rtl 102.5). La gara è discreta e gli algerini acquisiscono minuto dopo minuto la consapevolezza di poter perdere con il minimo scarto. Arrivato a casa accendo il mio tablet e grazie a SkyGo me gusto tutto il secondo tempo e la rimonta del Belgio firmata da Fellaini e Mertens: è sempre bello vedere il maiale da cambattimento (cit.) Wilmots esultare!
Inevitabile un tweet @SkySport dopo la rete di testa di Fellaini con tanto di ashtag #BelgioAlgeria…sennò di che sa il mondiale se non interagisci???

Giusto il tempo di una bella cena con la mia signorina ed è già tempo di Brasile vs Messico. La Rai da in diretta la gara ma il vero problema è che Mediaset mette in onda Orgoglio e Pregiudizio (tra l’altro film discreto a mio modestissimo parere).
La televisione è una sola e quindi il Favi di Meleta ripiega nuovamente sul suo tablet e SkyGo. Porca impestata SkyGo la sera fa le bizze ma questo non mi impedisce di gustare una gran bella partita con il mio tifo che va in maniera molto incondizionata a favore dei messicani (sarà perchè la nostra e la loro bandiera nazionale sono molto simili…)
Verso le 23 la gara è finita o Neymar ha sbattuto diverse volte contro Ochoa per uno 0-0 molto divertente…ma la fame di calcio non è però sazia: e che chezz alla mezzanotte c’è Russia contro Corea del Sud!
Quando entro dentro le coperte mi assopisco pensando di vedere il match ma il mio fisico rigetta improvvisamente ed inaspettatamente l’idea e mi addormento bene bene.

Non ho visto Russia vs Corea del Sud e non so manco quanto è finita (a dire il vero ora lo so)…e quando la mattina mi sveglio sono proprio contento di non sapere come è andata a finire la gara!

Sorry Mister Capello but Favi di Meleta is antisocial in the Mundial traffic jam.

Sei Paletta, hai pochi capelli e ti tirano le pietre

Sei Paletta, hai pochi capelli e ti tirano le pietre

Un articolo ripreso da linkiesta.it che fa pensare ai moderni calciatori nell’epoca del social 2.0 dove immagine e talento si mischiano talvolta in maniera pericolosa e talvolta curiosa.

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Il Favi di Meleta nasce a Siena il 2 giugno dell’anno domini 1980.

All’età di due anni festeggia il Mondiale ’82 ringraziando la vena realizzativa di Pablito Rossi che così delinea quello che sarà il suo futuro di vita e professionale.

Oggi infatti, dopo molte peripezie e con una laurea nel taschino della sua camicia preferita ma mai portata, il Favi di Meleta dirige l’ufficio stampa dell’Us Poggibonsi calcio e nel tempo libero si diletta dando sfogo alla sue passioni preferite: il calcio estetico, la musica rock e la scrittura ghiribizzata.

In altre parole, poca corsa e tanta fantasia.