Adeus Brasil: Germani (reali) in finale e Favi sbalordito dallo sportically correct made in Germany

felipaoProbabilmente c’erano tutti i presupposti per una semifinale Mundial fuori dagli schemi. Certo è che l’organizzazione tedesca era favorita sullo spirito nazionale brasiliano di squadra, per di più orfano di due pezzi da novanta come Thiago Silva e Neymar. Ma quello che è successo ieri sera nella prima semifinale di Brasile 2014 ha veramente dell’incredibile.
I padroni di casa partono col piede giusto: baldanzosi ed agguerriti per cercare di avere la meglio sulla germana formazione che però, sullo 0-0, non fa una piega. Poi fu il primo goal e quindi in rapida successione avvenne la seconda, la terza, la quarta e la quinta rete che già dopo i primi quarantacinque minuti spingono la Germania in finale a suon di goals.

Ma facciamo un passo indietro.
Il Favi, ieri sera, ha fatto uno strappo alla regola ed invece di sistemarsi sul comodo divano di Meleta, decide di spostare la sua persona presso il Parco de La Capannina per una serata all’insegna del cibo tradizionalmete toscano, del vino, anch’esso tradizionalmente toscano, e di una semifinale in allegra compagnia all’ombra del possente proiettore su telo piazzato nel parco.

Durante la cena ho piacevolmente colloquiato con una coppia tedesca di una località non ben specificata (dal nome credo complicato ma posizionata vicino al Mare del Nord ed in particolare nei dintorni di Amburgo) e subito ho notato la loro effettiva e reale tranquillità germanica, per me alquanto strana, prima di una semifinale di World Cup. Ma ognuno vive il calcio e queste emozioni a modo suo e quindi non ho fatto più di tanto caso al comportamento non troppo sportically correct della mia nuova coppia amica.

La gara inizia ed il Parco de La Capannina pian piano si riempie di germanici che dagli agriturismi della zona si riversano nelle panche messe nel giusto ordine per gustare al meglio l’evento sportivo: facendo una sommaria e veloce statistica durante la gara il popolo italico era probabilmente in minoranza rispetto agli alemanni, diciamo possesso palla 40% Italia e 60% Germania.

Visto l’evolversi trionfale della gara pensavo che l’euforia per la schiacciante vittoria portasse qualche amico tedesco ad una sana esagerazione nel post goals ed invece sono qui a documentarvi una cosa, a mio modo di vedere, alquanto particolare. Nel susseguirsi delle prime cinque reti gli amici tedeschi hanno sì esultato ma in maniera molto pacata, quasi insonorizzata se paragonata al grido di un qualsiasi goal dell’Italia. Ebbene i froilen teutonici hanno esultato in maniera più convinta solamente alla sesta ed alla settima rete in un clima di grande rispetto e cordialità proprio di quel profondo senso civico che in Germania è spiccato e che da noi oramai in troppe occasioni è uno sbiadito ricordo.

Ma l’italianità non può passare in secondo piano anche se in campo ci sono solo Germania ed un pò di Brasile (molto poco in verità) ed allora lo spettatore italiano affonda il suo colpo da maestro: prima chiede il risultato della gara perchè aveva perso il conto dei goals e poi, rivolgendosi ad un gruppetto di tifosi tedeschi in festa dopo la settima rete, intona Sono un ragazzo fortunato di Lorenzo Jovanotti e così anche il cielo di Belo Horizonte si colora improvvisamente di azzurro.

Cari brasiliani avrei desiderato vedere una bella finale tutta sudamericana tra verde oro ed Argentina ma lasciatemelo dire: la Germania è sì molto forte ed organizzata ma voi…ma come diavolo avete fatto ad arrivare in semifinale??? La traversa colpita al 120′ dal cileno cagliaritano Pinilla negli ottavi di finale ha avuto la sua dolce vendetta ed a Meleta si alza prorompente l’alba del giorno che stasera renderà eroi olandesi o argentini.

P.S. E nel caso il risultato fosse troppo avverso ad una delle due squadre in lizza…spegnere e riaccendere la Playstation è la miglior cosa da fare.

Il tardivo lancio lungo del Belgio e l’eterna sfida calcistica tra Europa e Sud America mentre il Favi si accomoda sul divano di Meleta.

keep-calm-and-palla-lunga-e-pedalare-3Con la giornata Mundial di ieri si sono concluse le mie personali sfide impossibili alla World Cup Brasile 2014. E come era facilmente pronosticabile le sfide impossibili si sono stoppate bruscamente alle porte delle semifinali.

Ripercorrendo in affannato ordine il mio personale mondiale, nel primo episodio c’è stata la fragorosa uscita di scena degli Azzurri senza neanche poter vivere troppe emozioni e notti magiche (ri-ri-ri mannaggia a voi, ma senza rancore). Poi è stata la volta della Grecia che da quando ha trionfato nell’Europeo del 2004 ha lasciato una traccia indelebile nella mia mente di romantico calciofilo: ma per i discendenti di Zeus fatali furono i rigori negli ottavi. Nei quarti di finale ho così tifato abbastanza veementemente per il Belgio ma la formazione di Wilmots, di fronte alla quotata Argentina de La Pulce, ha utilizzato troppo tardi una delle strategie del calcio secondo Il Favi e cioè la sempre efficace e spettacolare tecnica della “palla lunga e pedalare” che poteva mettere un po’ più alle corde i sudamericani. Risultato? Argentina in semifinale e Belgio a casa anche perché, come ha dichiarato l’amico di un mio amico, “il Belgio non può giocare contemporaneamente con due capelloni a centrocampo” con riferimento al buon Witsel ed al carismatico Fellaini. Della Costarica, dopo che ci ha sconfitti nel girone eliminatorio, preferisco non parlare perché la ferita nazional popolare di azzurro colore sarà in me aperta fino al giorno dopo la fine di questo mondiale.

Eccoci così finalmente arrivati alle semifinali: due gare che riproporranno in campo l’eterna sfida tra le potenze del calcio dei due continenti più storicamente calcistici, l’Europa ed il Sud America.

Guardando il tabellone nei prossimi giorni si giocheranno due gare da leccarsi i baffi: Brasile-Germania (peccato non poter vedere Neymar in azione ma Camillo colombiano è stato un po’ troppo cinghiale nel suo intervento) ed Argentina-Olanda. E dico e sottolineo finalmente perché è sì sempre bello guardare tutte le gare dei Mondiali ma senza la patria italica in lizza io sinceramente non vedevo l’ora di potermi gustare i super match che varranno la finalissima.

Perché queste sono gare che praticamente nessuno si vuole perdere e quindi riecco in campo i maxi schermi, le cene pre e post match ed il clima da “mondiale de noantri” che magicamente rinasce nonostante l’Italia sia da tempo fuori dai giochi.

Buona visione e buon calcio a tutti, a Meleta i divani sono già schierati di fronte ai maxi schermi con Mojito bar in funzione…that’s football life!

Italia fuori dal Mondiale: meno male che ci sono la Grecia e Casiraghi (che ha un appartamento a Meleta)

ITALY V BULGARIAStento ancora a crederci ma finisce qua (o meglio è finita ieri sera intorno alle ore 20) l’avventura azzurra ai Mondiali di Brasile 2014. Una spedizione partita con i migliori propositi ma che alla fine ha delineato in italica maniera il groviera di personalità all’interno di un gruppo che probabilmente squadra non è mai stato se non per brevi momenti.
La prima gara di questa Coppa del Mondo mi e ci aveva fatto ben sperare visto che avevamo vinto la nostra partita d’esordio, chi doveva segnare aveva segnato e chi doveva correre correva per lo meno alla stessa velocità ed intensità dei nostri avversari inglesi. Poi arrivò il Costarica che zitto zitto aveva già sconfitto l’Uruguay ed inguaia anche gli azzurri in una gara dove l’Italia è stata brillante per poco più di dieci minuti creando due nitide palle goal non sfruttate a dovere: ma alla fine l’1-0 dei costaricani ci poteva stare. Sulla nostra strada si è poi presentata ieri la Celeste, formazione di media forza come del resto noi ma con un reparto offensivo di tutto rispetto anche se mordace.
E qui mi fermo perché sarebbe troppo facile puntare il dito contro uno, due, tre o quattro singoli giocatori o contro l’allenatore sempre più vittima sacrificale nel calcio moderno. E non è nemmeno corretto sparlare dell’arbitro visto che il tipo messicano è stato sì poca roba ma se realizzi due reti in tre gare in una manifestazione come il Mondiale credo che sia giusto fare le valigie e rientrare mogi mogi a casa.

Ieri sera, dopo aver smaltito la sportiva delusione (non tanto per la sconfitta ma per il fatto che le notti mondiali azzurre sono finite con largo anticipo rispetto ai miei desideri) mi metto a fare zapping in tv prima di guardare i secondi tempi delle due gare conclusive del Girone C ed ascolto mille e mille valutazioni e commenti sulla spedizione italiana nello stato di Copacabana.
In particolare mi imbatto su un’analisi che sposa in pieno il mio pensiero: il calcio in Italia (chiaro, anche in altri paesi) è ormai una giungla di interessi economici dove l’ente che dovrebbe tutelare e salvaguardare il calcio del Bel Paese è ricattato o scende a patti con i grandi club che fanno il bello ed il cattivo tempo. Le società della massima serie dovrebbero essere obbligate (sì, obbligate) a destinare una buona parte dei loro investimenti nei settori giovanili. Dovrebbe inoltre essere messo un tetto massimo agli stranieri che si possono schierare in campo e nelle rose per far sì che le formazioni italiani siano effettivamente formate in larga parte da giocatori italiani. Questo permette per prima cosa a tutti i tifosi di riscoprire lo spirito territoriale del calcio ed in secondo luogo consente di avere un ventaglio di scelte più ampio e quindi la possibilità di chiamare a vestire i colori della nazionale i migliori giocatori. Ma soprattutto i migliori uomini.

Tornando al calcio giocato sempre ieri notte mi sono gustato tutto il secondo tempo di Costa d’Avorio vs Grecia: due squadre che si sono equivalse per tutta la gara, un po’ come noi e l’Uruguay a mio giudizio. Ecco, la Grecia passa in vantaggio, colpisce tre pali ma a dieci minuti dal fischio finale Gervinho fa il Gervihno e serve a Bony l’assist per l’1-1: africani col passaggio del turno in tasca e Grecia ad un passo dall’eliminazione e stremata dalla fatica. Gli Ellenici si riversano stoicamente in avanti lasciando ampi spazi ai contropiedi ivoriani che padellano una grande occasione quasi al novantesimo. Entriamo nei minuti di recupero e la Grecia fa il miracolo: azione insistita sulla sinistra di Holebas (mi pare), cross basso in mezzo all’area e grossolano fallo di Soi su Samaras che stava per scoccare il tiro verso la porta africana. Rigore e lo stesso Samaras porta una nazione intera agli ottavi di finale.

Una sola parola: emozionante. Emozionante come ti può emozionare un gruppo di uomini che forma una vera squadra, magari con tante lacune tecnico/tattiche ma con un grande cuore (lo stesso cuore messo dal gruppo degli Azzurri nel Mondiale 2006 in Germania per capirci).

Ripongo bandiera tricolore e trombetta nel mio rifugio di Meleta, mi addormento sognando le acrobazie (e le testate) di Casiraghi e tutto mi sembra più bello.

Quando Babau andò in goal con una stupenda rovesciata (e gli Ultras di Meleta fecero invasione di campo)

Fiat_spot_Pizzul_TapattoniSarà la stanchezza dovuta al post concerto dei Rolling Stones al Circo Massimo (meraviglioso) oppure il ritorno di una temperatura estiva all’altezza della situazione: fatto sta che proprio in queste ore mi sono ricordato di un evento che avevo quasi rimosso dalla mia mente.

Correva l’anno 1992, la Danimarca diventa campione d’Europa ed i giocatori di Serie A non hanno ancora i nomi dietro la maglia. A Meleta si disputò in quell’estate il Torneo Giovanile dell’Alta Val di Merse e tanti ragazzi accorsero negli spazi verdi della zona per conquistare l’ambito trofeo messo in palio dal Favi.

Babau era un giocatore molto tecnico e faceva parte della squadra gialloblu della Rocca du Futbol. Nelle prime gare della manifestazione il talentuoso ragazzo alternava ottime giocate a baggianate di altrettanto ottimo livello: e come è normale che sia per il genio e la sregolatezza, anche il pubblico della Meleta bene e gli addetti ai lavori si dividevano tra chi lo osannava e chi invece lo detestava. In una gara fondamentale per la sua squadra non ne azzeccò neanche una ma nei minuti finali, quando le formazioni erano ferme sul risultato di 1-1, il giovane Babau ricevette un cross dalla destra, guardò con gli occhi il cielo e decise la gara con una splendida rovesciata che fece impazzire la platea. Dopo il fischio finale gli Ultras della zona invasero il campo portando in trionfo uno stordito Babau.

Tra un paio d’ore gli Azzurri di Prandelli affronteranno l’Uruguay per una gara da dentro o fuori ed il tam tam sulla formazione dell’Italia che scenderà in campo è roboante da diversi giorni. Giocheranno due punte? Si opterà per un modulo con sei o sette centrocampisti oppure in porta andranno due portieri? Tanti gli interrogativi sulla formazioni italiana anti-Uruguay che alle nostre ore 18 calcherà il terreno dell’Arena das Dunas di Natal.

Chissà se anche Babau guarderà la gara di oggi pomeriggio, magari sorseggiando un Mojito e pensando fermamente dal primo al novantacinquesimo minuto che gli Azzurri ce la metteranno tutta per superare questo temibile primo turno della World Cup…

Forza Azzurri!!!

 

No c’è trip for cats (ma a Meleta ci crediamo)

1111Quando l’Italia perde una gara importante (Mondiale o Europeo che sia) avverto sempre un non so che: diciamo che provo una sensazione di smarrimento. Principalmente perchè credo perennemente che gli Azzurri siano i più forti di tutti ed anche perchè le serate mondiali a vedere l’Italia tutti insieme nei bar, nelle piazze, nelle Capannine, a Meleta ecc. mi danno un piacere sempre nuovo e meraviglioso.

La Costa Rica ieri pomeriggio ha senza dubbio meritato più dell’Italia e ad oggi è prima nel Gruppo D con la qualificazione agli ottavi già in tasca: io pensavo che i costaricani fossero la vittima sacrificale di un girone di ferro formato da Italia, Uruguay ed Inghilterra ed invece già dopo la prima gara contro la Celeste (battuta per 3-1 con un super Campbell in avanti) mi hanno impressionato per l’atteggiamento che mettono sul rettangolo di gioco. Ok, non saranno dei mostri di tecnica, ma spesso il sentimento nazionale di rappresentare il tuo paese in una competizione sportiva ti solleva lo spirito, le gambe ed il fiato in maniera illuminata.

E poi ci siamo noi: noi che siamo abituati alle luci della ribalta calcistica e che non ci aspettiamo mai che una gara contro una Cenerentola possa anche andare male come quella di ieri, io per primo. Ma ieri è andata parecchio male:  il presagio è arrivato verso le ore 17 del pomeriggio quando, durante le pulizie di casa il Favi ha sbattuto violentemente la testa contro lo spigolo di una porta per poi arrivare intorno alle 18.25 quando il Marione là in avanti ha padellato un goal per lui facile facile. Ma diciamo la verità,  il primo tempo è stato tutto sommato blando e nonostante lo svantaggio non avevamo demeritato di fronte ai centroamericani (ok siamo l’Italia ma ogni partita ha la sua storia e che diamine!). Infatti parlando tra tifosi a fine primo tempo davanti ad una birra ed un prosecco eravamo tutti d’accordo che nel secondo tempo avremo recuperato la partita e magari l’avremo anche ribaltata. Invece gli Azzurri nel secondo tempo sono andati in cianfanelle: sarà stato il caldo (che comprendo perchè anche il Favi quando gioca nel bagnoasciuga al mare dopo una mezz’oretta è più che soddisfatto), sarà stato il nostro ct che della seconda punta per far compagnia a BalOtello proprio non ne vuole sapere o sarà perchè, come dice Elio, “l’hanno deciso i ricchioni” (cit. La follia della donna).

Fatto sta che come era prevedibile le testate (non quelle fisiche) giornalistiche sportive e non hanno parlato di disastro, flop, tragedia e terremoto, ir di dio e così via e nei social network l’italianità da bar sport si è scatenata in maniera schietta, irriverente e decisa. D’altronde siamo un popolo di navigatori, santi, poeti ed allenatori non per caso!

Ma bando alle ciance: qui ragazzi non si scherza e martedì contro l’Uruguay c’è bisogno di passare il turno per continuare a sognare e vivere le meravigliose notti (e pomeriggi) mondiali. E allora ricarichiamo le pile mentali e prepariamoci a sventolare bandiere tricolori perchè tra quattro giorni risaremo tutti di nuovo in campo per novanta minuti stracarichi di emozioni…a Meleta è già tutto pronto e cari Azzurri vi mando un messaggio: il Favi ci crede, Favi believe in you!

Le Furie Rosse tornano in Spagna passando per Meleta

1Premetto di credere veramente che non sia bello godere delle sventure sportive altrui. E premetto anche di essere un amante del bel calcio. Ma è successo un qualcosa di strano nella mia testa subito dopo il fischio finale della gara Mondiale di ieri sera che ha visto il Chile sconfiggere per 2-0 i campioni in carica della Espana. In quel preciso momento il mio cervello ha messo a fuoco in maniera nitidissima un avvenimento sportivo del recente passato: la famosa furbata di Sergio Busquets. Il centrocampista del Barca nella semifinale di ritorno della Coppa Campioni 2009/2010 simulò clamorosamente un fallo dell’allora interista Thiago Motta costringendo i nerazzurri a giocare gran parte della gara in inferiorità numerica (poi fu una grande impresa al Camp Nou antipasto del Triplete mourignano nonostante il Sergio malandrino…).

Beh, l’Italia è stata letteralmente asfaltata nella finale dell’Europeo 2012 dalla Spagna e quindi magari avevo un pò il dente avvelenato dopo quella gara. Ma pensandoci bene non è così: la faccia del Sergio che dopo aver simulato un fallo da terra apre gli occhi per vedere se l’arbitro ha espulso Thiago Motta mi mandò il sangre al cervello allora e ieri ho consumato la mia personale vendetta (sportiva chiaramente, ma anche e soprattutto etica): ed è per questo che non mi vergogno assolutamente a dire che sono molto soddisfatto del cammino delle furie rosse in questo Brasile 2014. Questo da una parte mi spaventa perchè nella mia Meleta ho sempre praticato e diffuso le migliori best practices possibili per alimentare la filosofia del bel calcio e magari anche del tiki taka: ma quello di Orbetello dove ad un certo punto la fitta (e pallosa) rete di passaggi rasoterra propria del tiki taka può anche sfociare in un lancio lungo per il centravanti/torre tipico del calcio britannico degli anni ’80 e ’90 (quando gli inglesi non ci mettevano le mani nei match con le squadre di club italiche).

Che dire, peccato aver perso una delle nazionali più blasonate in questa prima fase eliminatoria ma la Spagna, más que un club, in questa World Cup mi è sembrata la somma di tanti giocatori senza più l’anima combattiva, determinata e vincente che avevano portato le furie rosse in cima all’olimpo del calcio moderno.

Pazienza, mi consolano solo due cose oggi: la prima è che il Chievo ha riscattato il cartellino di Paloschi e la seconda è che nonostante tutto questo io a Meleta continuerò a praticare il tiki taka alla maremmana: poca corsa e tanta fantasia.