Vita semplice e pensiero elevato: Buon Anno dal Favi di Meleta!

annonuovoLe festività natalizie sono state ormai archiviate e nella giornata di oggi saluteremo il vecchio anno per dare il benvenuto al 2015. Meleta si è vestita a festa in questa ultima decade di dicembre ed il sapore tutto particolare delle luci che illuminano i borghi rendono l’atmosfera natalizia unica e sempre piacevole.

Il Favi di Meleta adora il Natale ma non certo per lo scambio di regali e la commercializzazione di questa magica festa, bensì perchè in questi giorni è bello ritrovare i vecchi amici, stare insieme con le persone più care e brindare a tutto trovando sempre dei validi motivi per alimentare i festeggiamenti.

E poi c’è da dire qua a Meleta ci illuminiano ogni qualvolta ci sia la possibilità di discutere e confrontarsi sulle dinamiche che fanno ruotare il nostro mondo: ed è per questo che in una delle tante serate natalizie passate a disquisire su come poter migliorare il nostro modo di vivere, il Gran Consiglio della Meleta da bere ha stilato otto consigli universali (dieci sarebbero stati troppi, cinque invece troppo pochi) per iniziare in maniera fresca, schietta e sincera il nuovo anno.

E qui ve li voglio descrivere, i “Favi Illuminism Top Eight”.
1 – leggi IlFavidiMeleta.com sempre con una sana opinione critica;
2 – utilizza al minimo i social network e vivi per strada respirandone le peculiarità;
3 – in caso di serate tra amici, utilizza il tuo cellulare solo per rispondere ad eventuali telefonate o messaggi e parla, parla, parla invece di spippolare a capo basso;
4 – considera sempre una persona diversa da te come risorsa infinita di differenti visioni;
5 – ascolta i consigli, ascolta le dicerie, ascolta le stronzate ma vai dritto per la tua strada;
6 – metti sempre in discussione le tue convinzioni per elevare il grado di comune umanità;
7 – non ti incazzare per dei piccoli fastidi. Incazzati per bene quando ne vale la pena;
8 – nella velocità della vita moderna, lasciati sempre un piccolo spazio di socialità per il bene della tua comunità.

Vita semplice e pensiero elevato: auguri di Buon Anno dal Favi di Meleta!

Lo Stato di felicità, John Lennon e Stefano

Senza nomeSarà perché in questi giorni la canzone Alice di Francesco De Gregori ri-arrangiata da Francè insieme a Luciano Ligabue risuona con infinita dolcezza in tutta Meleta.
O forse sarà perché amo talmente la natìa Italia che mai mi vorrei privare delle atmosfere uniche che il Bel Paese sa regalare in ogni angolo della penisola.
O forse sarà solamente un modo di esprimere la vicinanza e la solidarietà ad una famiglia che non conosco personalmente ma che sta vivendo da troppo tempo una situazione da non augurare nemmeno al tuo peggior nemico.

Sta di fatto che ho sempre nutrito un immenso sentimento di ammirazione verso le persone che sognano e si attivano per creare un mondo migliore, grande o piccolo che sia ma un mondo dove viene data una chance di sviluppo a sentimenti di pace ed armonia.

John Lennon è conosciuto in tutto il mondo e generazioni di persone hanno sognato con lui, riconoscendogli doti artistiche di altissimo spessore ed un impegno sociale veramente rilevante.
Erano gli anni ’70, c’era una inutile  guerra in Vietnam (inutile come tutte le guerre di armi e distruzione) ed il Beatle, insieme alla compagna Yoko Ono, gira il mondo per veicolare a suo modo un messaggio di pace universale, un messaggio nel quale si afferma con grande coraggio e determinazione che la creazione di un altro mondo è possibile: un mondo da vivere in armonia dove compito primario di ogni Stato è quello di rispettare le persone ed opinioni, un mondo dove lo Stato si impegna e cerca di perseguire la felicità.

Felicità intesa come bene collettivo e non come bene personale.

Lennon si è così presto scontrato contro le lobby di potere dell’epoca ma la cosa che per me risulta incredibile è che si è scontrato con i poteri forti per il solo fatto di irradiare un messaggio tanto semplice quanto immortale che dovrebbe essere alla base della costituzione di ogni civiltà: all we are saying is give peace a chance, e cioè tutto quello che stiamo dicendo è date una possibilità alla pace.

Una pace di cui è stata privata qualche anno fa la famiglia Cucchi: ed il nostro Stato sta a guardare, non sta facendo il suo dovere.

La triste vicenda legata a Stefano Cucchi in questi giorni ha nuovamente indignato un Paese intero: un’immensa omertà all’interno di frange di persone che lavorano per il bene pubblico, il bene comune, sta avendo la meglio sulla dignità di una persona, della sua famiglia, dei suoi cari. Anche il presidente del Senato Italiano, Aldo Grasso, è intervenuto sulla sentenza di assoluzione in secondo grado per i medici, gli infermieri e gli agenti penitenziari coinvolti nel caso di Stefano Cucchi. “Ci sono dei rappresentanti delle Istituzioni che sono certamente coinvolti in questo caso – ha detto Grasso – chi sa parli, abbia il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, perché lo Stato non può sopportare una violenza impunita di questo tipo”.

Una nazione come la nostra, che è sempre in prima linea quando ci sono missioni estere per sostenere la pace nel mondo.
Una nazione come la nostra che sventola civiltà e si propone di insegnare ai più sfortunati come si vive nel bel primo mondo.
Una nazione come la nostra che si infanga in un modo tanto incredibile quanto assurdo lasciando in balìa di alcune bestie di Stato prima una persona e poi una famiglia che con grande dignità lotta per la far emergere la verità.

E per dare alla pace una possibilità.

Meleta sempre terra di pensieri liberi.

Juventus-Roma dodici giorni dopo: determinante la scivolata dell’Homo water in the house

oldstylerightParadossalmente ed inaspettatamente sono diversi giorni che per motivi di lavoro sono lontano dalla natìa Meleta e certo è che la quiete della Val di Merse un po’ mi manca.
Ma niente accade per caso o comunque non tutto il caso è totalmente casuale: infatti nelle ultime settimane ho avuto modo di approfondire la conoscenza di una nuova razza umana che sembra stia prendendo piede all’interno della nostra civiltà postmoderna. Ma andiamo con ordine, o per lo meno proviamoci.

Tutto ha avuto inizio da un evento calcistico e più precisamente dal big match di campionato giocato a Torino che ha visto di fronte la Juventus di Allegri e l’armata giallorossa del simpatico guaglione Garcia.
Ma più che concentrare la mia attenzione sul mero evento sportivo, sono rimasto sorpreso (in verità nemmeno più di tanto) dalla bagarre che si è scatenata contro il poveretto che ha arbitrato questa gara: il Sig. Rocchi le ha combinate, come si suol dire, da lavare e mettere al sole ma pensare che dopo questa partita le migliaia di nuvole polemiche abbiano addirittura portato il match in parlamentaro mi fa letteralmente impallidire. Direi agghiacciande.

Riprendo da ilfattoquotidiano.it: “Iniziative bipartisan, dal Pd a Fratelli d’Italia-An. Sul fronte democratico è il deputato del Pd Marco Miccoli ad annunciare l’interrogazione parlamentare a Pier Carlo Padoan ed un esposto alla Commissione nazionale per le Società e la Borsa dopo i fatti che si sono registrati ieri sera durante Juventus-Roma. Durante la partita, oltre ai penalty e ai cartellini rossi, ha fatto discutere la posizione di Vidal sul terzo goal di Bonucci, quello che ha deciso il match. “Ricordo – dice Miccoli – che Roma e Juventus sono società quotate in borsa, e quindi gli incredibili errori arbitrali (oltre a falsare il campionato e minare la credibilità del Paese) incidono anche sugli andamenti della quotazioni borsistiche. Per questo, con i miei atti parlamentari ispettivi, sollecito il Ministro Padoan e la Consob a chiarire se ci possono essere stati atti che ledono le normative vigenti, svantaggiando e penalizzando gli incolpevoli azionisti”.

Mah.

Non capisco, stiamo ancora parlando di calcio oppure tutto è legato esclusivamente al fattore economico che questo comporta? Le società di calcio sono vere e proprie aziende che muovono grandi capitali, ci mancherebbe altro, ma anche le aziende tradizionali risentono di fattori estemporanei e del tutto particolari come per esempio mercati bloccati a causa di guerre e rivoluzioni, situazioni metereologiche pazzesche che possono stoppare importanti transazioni commerciali e così via. Rischi d’impresa più o meno calcolabili insomma. Nel calcio però il fattore arbitro, siccome essere umano, viene sempre visto per prima cosa come elemento protagonista di possibile corruzione per favorire sempre la stessa squadra o le medesime persone.

E poi diciamoci la verità: chi vince spesso è automaticamente antipatico ed il sospetto inizia a prendere campo.

Cammino lungo la strada del Monteregio e penso e ripenso…se una serata storta di un bipede chiamato arbitro, che deve tenere testa a 22 giocatori/attori di calcio, può scatenare tutto questo (oltre alle sempre più normali social risse ed al mondo mediatico sportivo che oramai si alimenta quasi esclusivamente di polemiche&gossip), proviamo a giocare la gara cosiddetta ZERO. Una gara senza arbitro, magari con un drone (senza bandiere) provvisto di fischietto e pistola laser che irradi un frizzino elettrico ai giocatori che simulano un fallo oppure che cadono in area di rigore senza il benché minimo contatto. Ve lo immaginate…designazioni arbitrali della quinta giornata di Serie A, “il match tra Sassuolo e Cagliari sarà diretto da Sergio Drone della sezione di Roma1, assistenti non ce n’è bisogno. Quarto uomo D.R. srl Assistenza Droni per Cuneo e provincia”.

Ma la strada del Monteregio è lunga e bellissima e mentre il Favi continua a vagare, il pensiero divaga e si eleva verso un’inaspettata correlazione. Si accende la luce e Meleta e dichiaro che questo bailame calcistico è la conseguenza di quella nuova razza umana di cui all’inizio vi ho accennato e dai più conosciuta con l’appellativo di Homo water in the house.

Capita (e capiterà – cit. Cetto LaQualunque) infatti sempre più spesso di imbattersi, girovagando per città, mari e monti, in giovani e meno giovani abbigliati di tutto punto ma con un particolare antropologico interessante. Devo altresì dichiarare che noi giovani e meno giovani di Meleta non seguiamo ormai da anni le mode e quindi possiamo anche essere considerati come degli ortodossi demodè ma credo fermamente che il nostro parlamento, più che soffermarsi sulla direzione arbitrale di Juventus-Roma, dovrebbe porre l’attenzione su un fenomeno di costume che potrebbe costare caro al Bel Paese calcistico e non solo.

L’Homo water in the house frequenta solitamente locali, piazze e vie bene delle città non curante che il suo abbigliamento sia dannoso per l’umana civilità e passeggia baldanzoso con sguardi ammiccanti e rapidi cambiamenti di direzione. L’articolo che lo contraddistingue è il cosiddetto pantalone alla pescatore, degno successore del pantalone alla zuava: un pantalone elegante e casual quanto basta, che arriva fino alla metà del polpaccio spesso abbinato a calza lungimirante e mocassino variopinto o comunque scarpa more than elegance.

L’Homo water in the house ricorda quindi lo stile tipico dell’abbigliamento calcistico e questa confusione di generi ha senza dubbio determinato la conduzione di gara dell’arbitro Rocchi in occasione Juventus-Roma: ed essendo i colori bianconeri più abbinabili rispetto al giallorosso ecco spiegato come mai la Juventus ha avuto dalla sua una, diciamo, sorte favorevole ai fini del risultato finale.

Il Favi ha prontamente deciso di denunciare questa situazione per fare in modo che in occasione della gara di ritorno che si giocherà all’Olimpico le due squadre ed i tifosi, scusate, gli azionisti, siano più tutelati. In poche parole Favi ha inviato una raccomandata (con ricevuta di ritorno) a tutti i Ministri del governo Renzi denunciando che se il potere dell’Homo water in the house non verrà limitato della giurisdizione italiana potremmo assistere ad un’altra gara difficile da gestire e probabilmente ancora più ricca di umani errori arbitrali.

Meleta Old Fashioned Lifestyle è in trepida attesa delle ricevute di ritorno.

L’uomo civile sta al di là delle barricate. Meleta terra di liberi pensieri.

dangerProprio ieri sera, durante le ore notturne, stavo percorrendo la strada che dalla Val di Merse porta nella contea di Meleta: una di quelle sere che grazie ai Led Zeppelin le curvose strade di questa zona diventano le lunghe highway americane dove la strada non finisce mai ed è fedele compagna del viaggio.
Durante il viaggio il Favi ha avuto modo di pensare e vedere molte cose ma certo il più persistente pensiero si è concentrato su taluni interrogativi.
Sono ormai anni che migliaia ed ancora migliaia di persone lasciano la propria terra in cerca di un barlume di terra promessa e sono ormai anni che tante, troppe persone si arricchiscono di fronte a questo dramma che spesso è volentieri rende certe zone del Mare Mediterraneo quasi un cimitero marino.
Non starò certo qui a dilungarmi sulle mosse di quel governo lì, di quella Comunità Europea là o delle mille salse che vengono utilizzate per meglio far digerire una situazione drammatica e per tanti versi paradossale. Ed il Favi non è certo un Nobel per la pace ma certe domande da bambino se le fa.
La prima cosa che mi viene in mente è come non riuscire a controllare le coste del mediterraneo per impedire a mercanti del mare senza scrupoli di imbastire questi viaggi della (poca) speranza. Naturale, ogni paese dovrebbe fare il suo dovere.

Ma l’interrogativo centrale non è questo.

I Led Zeppelin continuano a suonare ed il secondo interrogativo del Favi volge l’attenzione verso il tema centrale di questo pensieroso pensiero.
Possibile che di questa situazione non importi niente a nessuno di coloro che dovrebbero e potrebbero fare? Possibile che un abitante di un qualsiasi stato africano o mediorientale in guerra che mette in mano a trafficanti di persone i risparmi di una vita abbia come risultato quello di essere zeppato in un centro di accoglienza se gli va bene e non possa andare in un qualsiasi aeroporto ed acquistare un biglietto per  viaggiare in Italia, Francia, Germania e così via?

Per andare, insomma, a vedere come vive l’uomo civile.

Caro Favi, la risposta te la da Assenzio: “Perché per entrare regolarmente in Unione Europea uno straniero proveniente da certe zone del mondo ha bisogno di un visto ed un visto non è cosa facile da ottenere. Un visto presuppone una chiamata lavorativa (o un ricongiungimento familiare) e con questa, se si entra nella graduatoria flussi e si ottiene il benestare (spesso molto difficile da ottenere) dal proprio paese si può partire per l’U.E. Così però si diventa un immigrato.
Ad uno scafista bastano i soldi e poi sono fatti tuoi. Così però si diventa un clandestino. 
Non si sale su un aereo senza i documenti in regola, ed un aereo atterra in genere in un aeroporto con regolare dogana/frontiera mentre sul barcone sono meno esigenti e se ti portano in un CPT (Centro di Permanenza Temporanea) basta scavalcare la rete…

Perché un visto non te lo danno. Puoi averlo se hai già un lavoro che ti aspetta nell’U.E., se hai parenti stretti (coniuge, genitore se sei minorenne) che ti aspettano là e ti possono mantenere o se hai redditi e denaro tali da dimostrare che sei in viaggio d’affari o di piacere ma non per cercare lavoro.

L’uomo civile, in poche parole, ha alzato le barricate, ma lui era di là dalle barricate.

Quell’uomo che nel frattempo è diventato sempre più civile, talmente civile che non si cura più di tanto se ci sono delle persone che gli muoiono sotto gli occhi ma sempre collegato con il mondo civile per seguire tendenze e non rimare indietro nel tempo. Talmente civile che la strage di disperati diventa troppo spesso solo un titolo sensazionale di un giornale o una notizia da sparare all’inizio di un telegiornale o peggio ancora all’interno di una di quelle arene televisive dove si parla, nell’arco di una quarantina di minuti, di gastronomia e criminalità, di equitazione ed immigrazione come se dall’altra parte, nel pubblico, lo spettatore fosse visto e considerato solo come un grande bidone dell’indifferenziato.

E poi c’è l’astuzia. Quell’astuzia che gioca sempre alla creazione due schieramenti: la mia geniale idea per risolvere problemi contro la tua geniale idea per risolvere problemi che per il bene del civil format crea una divisione insormontabile ma poi il ristorante dove mangiare lo scegliamo insieme.

Ed ecco il terzo interrogativo: come mai a Meleta in una notte di un settembre di fine estate volano questi pensieri? Perché l’uomo civile sta sempre più alimentando l’inciviltà, quella dei pensieri prima e quella dei comportamenti poi.

Favi schierato contro il ritmo sordo ed incessante della modernità.

Bentornato Fantacalcio. E bentornato al Giorgione FC del Presidente Favi.

Senza titolo-2Oggi 9 settembre, seduto in quel caffè io non pensavo a te. E fantasticavo sulla nostra bella Italia così bistrattata perché non si sa gestire o meglio: perché chi la deve gestire fa tanta tanta fatica e perché chi la vive quotidianamente dovrebbe sempre avere un pensiero di miglioramento continuo del proprio senso e dovere civico.

Nel regno incantato di Meleta, dove il Favi si prodiga nella costruzione di una sorta di Buon Governo, queste giornate settembrine scorrono tranquille ed il sole allieta la vista che dalla Rocca si spinge fino al Mar Tirreno in un’esplosione di colori pastello. Ed è in questo contesto che la popolazione dei Proci si sta preparando ad una delle serate più coinvolgenti di tutto l’anno solare ed anche di quello polare.

Domani sera infatti è stato convocato il Gran Consiglio Procio: nella regale dimora di Fleocifero si incontreranno alcuni tra i giovani Proci più in vista del nostro territorio tra cui il qui scrivente Favi, il Grand Duca Papa, Chapeau, Rondejo Medina Bejo, Sir Carcavello e Jean De La Feccia.
La serata, come detto, è uno di quegli appuntamenti che vengono aspettati con grande bramosia ed impazienza: domani sera infatti avrà luogo l’asta del Fantacalcio valido per la Val Di Merse Championship 2014/15.
Per chi non ne sa niente di questo rituale tribale-calcistico è difficile anche solo immaginare l’adrenalina che farà da scenario all’asta per accaparrarsi i migliori giocatori della Serie A, le migliori nuove proposte, il portiere pararigori oppure l’esterno di difesa dal goal facile.
Ci sarà chi spenderà una fortuna puntando tutto su difesa e centrocampo, chi invece acquisterà solo attaccanti e chi a fine serata non avrà ben chiara la squadra che ha formato con i suoi fantamilioni (gli euro virtuali dell’asta).

Ed è così che per una sera i Proci si trasformeranno in Presidenti: Presidenti delle migliori squadre pronte a darsi battaglia per la conquista dell’ambito scudetto della Val Di Merse.

Solo per dovere di cronaca c’è da segnalare che purtroppo nella Championship della scorsa stagione, vinta da Rondejo Medina Bejo (trionfatore nella classifica a scontri diretti) e da Fleocifero (primo nella classifica a punti e conquistatore della relativa maglia a pois), sono stati innumerevoli i casi di tentata combine delle gare e manipolazione delle stesse. In particolar modo i Nas di Poggio al Gallo, coordinati dalla gendarmeria di Ponte del Saio, stanno indagando su alcuni match e non è escluso che lo scudetto 2013/14 venga revocato.
Medina Bejo e Fleocifero si sono dichiarati innocenti ed hanno più volte dichiarato di non temere l’azione della magistratura della Val Di Merse.

Ma questa è un’altra storia perché domani sera ci sarà spazio solo per penna (o lapis), taccuino, lista giocatori e calcolatrice alla mano insieme all’immancabile rito di iniziazione della vecchioccina che avrà il doveroso spazio all’inizio dell’asta.

Il Favi è sicuro di due cose: la prima è che ne vedremo e ne sentiremo delle belle, la seconda è che come al solito la sua squadra, il Giorgione FC, non vincerà nulla ma farà un gran bel calcio.

Paese in festa e Favi direttore artistico de Il Portino (con delega ai lavori pubblici)

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Quanta bellezza ci regala la nostra terra italica!
Ed in particolare quel lembo di terra che si desta dall’Alta Maremma di Meleta fino a volgere il suo sguardo verso le colline metallifere: terra amabile ed unica come solo il cuore della Toscana sa regalare a chi qui abita, qui turisteggia o solamente trascorre un attimo di vita prima di raggiungere la meta finale del proprio viaggio.

Qualche sera fa mi sono mosso da Meleta (con grande fatica derivata dal post ferragosto party) insieme ad un mio fido compagno di avventure musicali ed insieme, baldanzosi ma educati, ci siamo diretti nella splendida Massa Marittima per assistere ad un live dei romani Velodrama (band che tra l’altro suona e propone un bel rock d’autore molto molto piacevole). Ma prima del live la nostra attenzione è stata calamitata da un’artista di strada che ha tenuto banco per una buona mezz’ora con numeri da equilibrista e con tanta sana ironia.

Artisti di strada e feste di strada: un po’ come quella che si è svolta per Ferragosto nel ridente paese metallifero di Chiusdino, una Notte Bianca a cavallo tra le province di Siena e Grosseto.

Ed il Favi non poteva certo stare solamente a guardare.

Durante la mattinata che ha preceduto la Notte Bianca di Chiusdino, il Favi è stato infatti insignito della carica di Direttore Artistico de Il Portino che è il quartiere più antico del paese, il cuore del paese.

La festa si è svolta infatti in tutto il piccolo villaggio con grande partecipazione di pubblico: nella giornata c’è stato un po’ di tutto come da capitolato Notte Bianca. Dai giochi per i bambini alle degustazioni di prodotti tipici, da mostre e banchetti fino alla musica assolutamente e rigorosamente live.

Non posso non essere campanilista in un’occasione come questa.

E’ meraviglioso vedere un piccolo paese in festa, con fiumi (magari esagero ma ci sta bene…) di persone che scendono e risalgono le vie del centro storico, che mangiano nella piazza centrale e nei giardini del paese e che si divertono con amici, famiglia e bambini in attesa dei fuochi d’artificio della mezzanotte.
E’ vero, ad un certo punto della giornata, vuoi il caldo e la naturale ebbrezza della giornata hanno reso i vicoli del paese degni delle curve di Spa Francorchamps (ed i piloti erano più simili ai piloti di Go Kart del weekend che a quelli di Formula1…), ma nel profondo del mio cuore di innamorato di questa terra natìa è una meraviglia quando un Tuo luogo diventa, anche solo per un giorno, un piccolo centro pulsante di questo mondo.

Mille di questi giorni mio caro villaggio che tanto chiedi ma che anche tanto sei pronto a regalare. Ed a Meleta ci scappò la lacrimuccia.

La Sapienza di Roma apre le porte al Favi che commenta: “Giusto così”.

alleE’ con grande soddisfazione che scrivo queste righe per autocelebrarmi.
Agli inizi di settembre infatti io Favi avrò il piacere e l’onore di tenere un piccolo intervento filosofico presso l’Università de La Sapienza a Roma. All’interno della presentazione del corso di studi in Analisi e Gestione del Grottesco Moderno farò da testimonial portando in aula le mie esperienze, i miei vizi e le mie virtù e spiegando ai futuri studenti universitari come si sta, come si vive e come ci atteggiamo a Meleta. E questo non può che rendermi felice visto che anche i palazzi più dotti e colti d’Italia si sono accorti del grande lavoro etico, comportamentale e sociologico svolto dal Favi in questi ultimi tempi.
Questo invito mi è arrivato non più tardi di ieri l’altro perchè La Sapienza aveva bisogno di puntare su una faccia nuova dopo il gran polverone mediatico scatenato dall’invito del comandante Schettino che ha partecipato in veste di esperto ad un seminario dal titolo “Dalla scena del crimine al profiling” organizzato nell’ambito del Master in Scienze criminologiche e psicopatologico-forensi della facoltà di Medicina dell’università romana (in particolare non è stata una Lectio magistralis -Lezione del maestro-, ma un breve intervento «tecnico» per spiegare, dal suo punto di vista, cosa è accaduto nella notte del naufragio e sulla gestione di quei momenti di panico).

Bah. Doppio bah.

Che dire, non entro qui nel merito della totale mancanza di qualsiasi tipo di sensibilità nei confronti delle vittime della Concordia e non voglio nemmeno commentare la ganzata promozionale di quel docente che ha invitato il tipo in un aula universitaria: ma la cosa che più mi è sembrata sbalorditiva (e ringrazio di questo spunto il blogger Cassisa) è che gli studenti presenti non abbiamo tirato a Schettino nessun libro di costola, che non abbiano abbandonato l’aula mentre egli parlava e cose del genere.
Il Favi di Meleta non è un super eroe ma quando frequentava l’università, se fosse stato presente a questo seminario, avrebbe agito diversamente. O comunque avrebbe agito.
Una Università non può far insegnare la gestione del panico ad un tizio che attualmente è rinviato a giudizio al Tribunale di Grosseto per il grave disastro della Costa Concordia nel quale sono decedute 32 persone. Ed il professore che ha ideato sta’ roba ha sicuramente una bella botta al naturale.
Ma questo piccolo caso di cronaca vergognosa non è niente altro che lo sviluppo della spettacolarizzazione di ogni attimo della vita moderna: siamo circondati dal sensazionalismo, la normalità è ormai cosa rara e mai enfatizzata.

E se un disgraziato come Schettino è andato a fare una lezione in un’aula universitaria, il Favi si merita una cattedra (e come lui tanti altri).
Meleta, feudo di normalità, è pronto a dare battaglia.

Quando la magia di Woodstock scelse di calarsi nei pressi di Meleta.

fangoCorreva la mattina di un sabato in un luglio sempre meno estivo e sempre più autunnale quando, nella bacheca naturale di Meleta (posta sulla strada che da Meleta porta verso la Rocca), vidi un manifesto che proponeva per la sera stessa una festa in stile reggae con musica live nella ormai famosa La Capannina, tra l’altro luogo e teatro di ritrovo per lo sfortunato Mondiale concluso qualche settimana fa in Brasile e che ho quasi del tutto rimosso dai miei ricordi.
Decido di andare.
E mentre nel pomeriggio mi addobbo per il party chiamando a raccolta i Proci (popolazione locale IGT) di tutta la zona per conquistare insieme il parco de La Capannina, il pensiero vola veloce verso l’anima musicale del Favi: un concentrato di rock con venature di morbido reggae aleggia infatti da tempo immemore su Meleta.
Il meteo non promette nulla di buono, la festa è all’aperto, ed una cospicua bussata d’acqua non tarda ad arrivare: intorno alle ore 19.15 nuvole plumbee e cariche di pioggia si abbattono sulla zona rendendo i Proci timorosi nell’affrontare cena e dopocena nel parco. Ma il buon Favi non si perde d’animo e con danze e riti propiziatori riesce a convincere gli indecisi iniziando la scalata alla serata.
Devo dire che migliore decisione non poteva essere presa.
L’atmosfera della festa è splendida e sontuose bistecche di vitello vengono servite durante la cena che già preannuncia una serata degna di molte note. Nel frattempo anche le condizioni metereologiche diventano stazionarie e la serata rimane sì fresca ma molto piacevole.
Intorno alle ore 23 la band inizia il live (grazie a fonici ed organizzatori che non si sono persi d’animo nonostante l’acquazzone descritto sopra) e piano piano, terminata la digestione post cena, il popolo della festa inizia a muovere i primo passi sotto il palco: lì dove c’era l’erba (prima del diluvio) adesso c’è un bel pò di fango ma l’arbitro ha detto che si può giocare. Libera la scelta dei tacchetti da utilizzare in campo: si va dalle scarpe da ginnastica fino ai sandali passando per infradito e stivali di gomma.
E La Capannina non tarda ad esplodere di musica e colori: i Rebel Rootz di Trento hanno un ottimo sound e regalano un bel reggae sul palco mentre in platea il fango inizia ad essere uno dei protagonisti investendo nell’ordine scarpe, piedi, caviglie e stinchi dei coraggiosi danzatori che dai territori vicini hanno raggiunto il party.
Mi estraneo un attimo dalla zona danzereccia per riposare e mentre assaporo una cerveza guardo da buona posizione tutto lo svolgersi della festa: passatemi la similitudine ma veder ballare tutta quella gente sulla fanghiglia mi ha fatto venire in mente il festival di Woodstock…
I miei pensieri riemergono prontamente dall’anno ’69 e nonostante la fatica ad alzare piedi, scarpe ed infradito per muovere passi da ballo, la serata procede spedita. E quando il live finisce tra gli applausi del pubblico, lo stesso pubblico ha ancora la giusta verve per continuare a danzare e divertirsi in una magnifica serata di luna piena Toscana.
Alla fine la festa è stata un successo e gli organizzatori possono godersi il meritato riposo: l’incasso della serata andrà utilizzato in opere di beneficenza e questo non può che rendere orgoglioso nel suo piccolo anche il Favi che ha agito, nelle ore dell’aperitivo, da buon PR sociale.
Quando oramai l’alba inizia ad irradiare le luci della mattina decido che è il momento di fare ritorno a Meleta e lo stereo della macchina indovina la colonna sonora: Miracle Worker dei SuperHeavy è il giusto mix di rock&reggae che riassume al meglio il racconto di una serata così semplice e bella da ricordare.
Per una sera la magia di Woodstock si è calata proprio vicino a Meleta.

Meleta – #Selfie andata e ritorno: racconto di una storia surreale.

dsc_0256Dopo un breve tour negli Stati Uniti d’America ho fatto ritorno nella verdeggiante Meleta ed ho deciso di raccontare questa quantomeno curiosa avventura.
Negli States ho avuto il piacere di visitare la cittadina di Selfie, che si trova in Michigan, precisamente a metà strada tra Chicago e Toronto (Canada). Appena arrivato a Selfie mi ha fin da subito incuriosito la grande quantità di persone che, invece di camminare per strada guardando le bellezze cittadine o il percorso giornaliero da fare, muoveva passi con il braccio destro (o sinistro a seconda della propria naturale attitudine) alzato o per lo meno ricurvo. Ho parcheggiato la mia Ford Mustang Boss 429 nei pressi di un centro commerciale e mi sono poi avviato nel city centre per scoprire e visitare la città. Durante il tragitto ho continuato a vedere la quasi totalità degli abitanti nativi con questo ormai per me famoso braccio un po’ alzato o ricurvo.
Per soddisfare la mia curiosità mi sono avvicinato ad un abitante di Selfie e mi sono accorto che in mano aveva un dispositivo mobile che mi azzarderei a chiamare cellulare e stava facendo degli autoscatti pian piano che se ne andava per la sua strada. Poi ho incontrato un gruppo di studenti che si stavano autoscattando di fronte ad una chiesa anglicana cercando di inserire nello scatto anche il bel giardino pluviale che circondava la chiesa stessa ed infine ho scorto una mamma con un passeggino che cercava insistentemente di fotografarsi insieme al suo poppante all’interno del passeggino.
Carico di interrogativi sono entrato in una roadhouse grill per soddisfare il bisogno di un lauto pranzo. Entrato nel locale la cameriera mi ha gentilmente dato il benvenuto e poi mi ha chiesto di posare insieme a lei per una foto ricordo da attaccare al muro del locale predisposto per i ricordi fotografici. La bistecca con patate fritte e garlic bread era molto buona e mentre consumavo il mio pranzo mi è capitato fra le mani un piccolo opuscolo che presentava un concerto di musica indie rock che si sarebbe svolto a Selfie nel tardo pomeriggio. Decido che ci sarei andato subito dopo aver completato la visita della cittadina e del territorio circostante.
Dopo pranzo continuo a vagabondare per le ampie ed accoglienti strade e poi decido di tornare a prendere la macchina e mi dirigo verso il Lago Michigan che fa da confine tra gli Stati Uniti ed il Canada e che si trova a circa un quarto d’ora d’auto da Selfie. Arrivato al lago faccio una bella passeggiata lungo la riva e poi mi imbatto in piccolo pub all’aperto che diffondeva una musica inebriante: avvicinandomi vedo che i diffusori sonori esterni sono guidati da un bel giradischi che fa suonare un 33 giri dei Rolling Stones ed in particolare mi gusto Paint It Black davanti ad una bella birra gelata. E la cosa affascinante, oltre al posto ed alla musica è che nessuno fotografa niente e tutti si godono il momento incamerando nell’anima i bei ricordi di quel pomeriggio. Ma il tramonto non tarda ad arrivare ed il concerto indie rock mi sta aspettando.
Rientro a Selfie viaggiando lungo i boulevards cittadini ed inizio a sentire musica, segno evidente che il live è già iniziato. Mi dirigo verso il parco di Selfie ed oramai la luce del giorno ha lasciato spazio ad una notte che si preannuncia limpida e di temperatura più che piacevole quando, superata una piccola collinetta all’interno del parco, vedo una cosa incredibile. Sul palco la band si sta esibendo e la performance è molto piacevole mentre nella platea fasci luminosi illuminano la scena quasi a giorno. E l’illuminazione non è né quella del parco né quella propria dell’evento ma bensì è irradiata dalla somma di spumeggianti cellulari, tablet, pc portatile ecc. posizionati in mano a persone che stanno facendo foto e video in continuazione tanto che dal pubblico sembra che parta una ola continua tipo stadio viste le centinaia di mani e braccia audiovisive. E ad un certo punto anche il front man del gruppo si dirige verso il pubblico in delirio e mentre esegue una canzone più lenta e romantica tira fuori di tasca un cellulare e riprende il pubblico in festa. Vabbè, la musica è comunque ok ed ognuno è libero di gustarsi ogni situazione come meglio crede ma io mi godo il live un po’ più da lontano. Terminato il concerto decido di tornare verso il piccolo motel nel quale passerò la notte ma prima, siccome sono un abitudinario, mi fermo a mangiare un boccone nella stessa griglieria dove ho fatto pranzo. Entro, la cameriera della sera mi saluta amabilmente e poi mi chiede di fare una foto insieme a lei per avere un ricordo del mio passaggio nel locale. Io le rispondo che già a pranzo sono stato immortalato con la sua collega ma lei non sente ragioni e ci facciamo un altro roadhouse autoscatto che poi stamperà su carta e posizionerà accanto all’altra foto del giorno. Divoro magistralmente un Michigan pasty (carne e patate in un involucro di pasta sfoglia) e poi me ne vado a nanna.
La notte dormo bene nonostante le tante proteine ingerite durante la giornata e la mattina seguente mi reco in aeroporto e faccio ritorno a Meleta.
Appena arrivato a casa incontro sulla mia strada un nucleo familiare in ferie di provenienza olandese ed il capofamiglia mi chiede di fare loro una foto di famiglia con panoramica sulla verdeggiante Meleta: “ok” dico subito ed il fatto che non sia una foto scattata a Selfie mi rasserena non poco.
Ah, dimenticavo…il cartello stradale che si incontra arrivando a Selfie è quello inserito nell’immagine di questa variopinta e multimediale storia, una storia autocelebrativa del social io ovunque e comunque.

Germania uber alles: tedeschi campioni del mondo e Favi vero numero 10 moderno

untitledGermania uber alles: si conclude così la Coppa del Mondo di Brasile 2014. Una stupenda rete di Mario Gotze al 113′ porta i tedeschi in cima all’olimpo calcistico per la quarta volta nella loro storia al termine di una gara intensa e ricca di occasioni da goal.

Il Favi era schierato sulla sponda dell’albiceleste perché è più bello quando a vincere è la squadra che non gode dei favori del pronostico: e l’Argentina ha disputato una gran bella gara tutta cuore e grinta ma si è mangiata troppe reti con i vari Higuain, Palacio & co. Peccato davvero per i sudamericani e complimenti alla Germania che con questa vittoria raggiunge l’Italia a quattro titoli mondiali.

Che dire, questo Mondiale è stato a mio parere molto divertente (a parte le due semifinali) e mi mancheranno i colori degli stadi brasiliani addobbati a festa ed il tripudio di tifosi rappresentanti le squadre di tutti i continenti del mondo. Così come mi mancheranno le serata in compagnia passate nel rifugio mondiale di Meleta ed in altri luoghi a Meleta gemellati.

Ma c’è una cosa che proprio non riesco a digerire e che mal sopporto: tutta la stampa mondiale e gli addetti ai lavori attendevano con una certa bramosia l’esito della finale di ieri sera per suggellare la Pulce Messi come il nuovo Maradona o come l’eterno numero due argentino proprio dietro al Pibe De Oro. Risultato, Argentina sconfitta e Messi sulla gogna mediatica per non essere riuscito a trascinare l’albiceleste alla vittoria finale. Ma dai!!!
E’ vero, i salotti sportivi fanno parte del mondo del calcio e lo alimentano e nella buona o nella cattiva sorte giornalisti, opinionisti e commentatori sportivi possono fare le fortune di un giocatore o segnare in negativo prestazioni e parole dette a caldo da parte di chi ha corso per 90′ o 120′ minuti.
Messi non è Maradona e non lo sarà mai nemmeno se avesse vinto ieri sera: stiamo parlando di personaggi e personalità completamente differenti e di un calcio che oggi è lontano parente di quello degli anni ’80 e ’90. Maradona era fenomeno in campo e fuori dal campo mentre Messi è uno splendido giocatore ma non un trascinatore come poteva esserlo Dieguito. E questo, secondo il mio modesto parere, era chiaro prima del Mondiale e lo è anche dopo indipendentemente dal risultato finale.
Ed ampliando il ragionamento ma al tempo stesso delimitandolo dentro i nostri perimetri nazionali, Balotelli è sì un buon giocatore ma non ha niente di paragonabile ad un Totti o ad un Del Piero o anche semplicemente ad un Luca Toni o Alberto Gilardino, giocatori per la squadra.
Commenti e digressioni tipo “quel giocatore non ha dato tutto” oppure“quel giocatore non è un vincente” sono secondo me chiacchiere da bar e non dovrebbero trovare spazio in tv e sui giornali perché una squadra vince una grande competizione solo se è squadra e se chi deve gestire i giocatori sa il fatto suo (p.s. complimenti ai Della Valle per le schiette considerazioni su Prandelli).
Scusate il tono polemico ma è sempre più difficile guardare una gara in tv e non sentire commenti su cose che con il calcio giocato hanno poco se non pochissimo a che fare…quanto mi manca la classe di Bruno Pizzul!!!

Tornando ad essere più leggeri il Favi ha riflettuto molto sulle dinamiche calcistiche che hanno invaso la sua mente in questo mese e mezzo di Mundial ed ha stilato le 10 (numero non casuale) cose più belle e quelle più brutte (queste sì, in ordine volutamente casuale) di questa World Cup sudamericana.

Brasile 2014, Favi top ten:
1 – l’acrobazia mondiale di Mario Gotze nella finalissima;
2 – il diluvio che ha colpito La Capannina durante la semifinale tra Olanda ed Argentina;
3 – l’estasi provocata dal primo e dal secondo (e ultimo) goal dell’Italia ai Mondiali;
4 – la romantica generosità della Grecia e l’impavido Costa Rica;
5 – la nascita del blog “Il Favi di Meleta”;
6 – l’atmosfera di festa che si respira ogni sera Mundial;
7 – la spiaggia di Copacabana e lo spray per far rispettare la distanza nelle punizioni;
8 – le centinaia di birre consumate nelle serate Mundial;
9 – il colpo di testa di Van Persie contro la Spagna;
10 – la pubblicità della Fiat con Pizzul e Trapattoni.

Brasile 2014, Favi worst ten:
1 – un Brasile così brutto non l’avevo mai visto;
2 – un’Italia così brutta non l’avevo (quasi) mai vista;
3 – il continuo paragone tra Messi e Maradona che mi manda in bestia;
4 – le liti da terza categoria tra i giocatori dell’Italia subito dopo l’eliminazione al primo turno;
5 – il fatto che Neuer (portiere della Germania) non abbia subito nemmeno un pallonetto da distanza siderale (così stai in porta ogni tanto);
6 – la sigla di Sky “questa sera c’è il delirio al Maracanà”;
7 – il mio amico Spina che non ha organizzato il Mondiale da divano alla playstation (ma è comunque giustificato per cause di forza maggiore, I Love You)
8 – Balotelli capro-ne espiatorio dei mali dell’Italia calcistica;
9 – le scuse di chi perde e la modestia di chi vince;
10 – fondamentalmente, il fatto che il Mondiale è già finito.

E citando il grande Enzo Bearzot si chiude così anche il Mondiale 2014 by Meleta: “il calcio pare esser diventato una scienza, anche se non sempre esatta. Tuttavia, per me, si tratta prima di tutto e soprattutto di un gioco”. Chapeau Mr Bearzot!