Favi in cucina in questa serata di metà dicembre: nella ridente Meleta è infatti arrivata una super sogliola di quasi 1kg ed il cuciniere Favi ha prestato molta attenzione alla cottura non stando però vigile sul contorno (purè ricco) che puntualmente non si è cotto a dovere.
In questa parentesi degna di MasterChef Suriname ho però pensato e riflettuto riguardo alla giornata della Serie A che si sta completando proprio in queste ore. Alle ore 19 di questo pomeriggio le tv hanno infatti regalato allo sportivo da divano un succulento Empoli-Chievo: non me ne vogliano i tifosi empolesi e quelli granata ma mi chiedo se veramente “non c’era niente di meglio di questo scialbo 0-0”, visto che anche il Televideo credo che abbia fatto fatica ha riempire la pagina dedicata al match. Adesso un’ulteriore pietanza calcistica: al Bentegodi di Verona il sempre spumeggiante Chievo affronta l’Inter di Mancini. Credo che la migliore soluzione sia quella di sintonizzarsi su RaiCinema.
Favi polemico, senza dubbio, ma quando torno ad occuparmi di calcio non posso non essere nostalgico della Serie A degli anni ’90. La Sampdoria di Vialli e Mancini, l’Inter di Ronaldo, la Juventus di Zidane ed il Milan di Shevchenko. Altri tempi, altre disponibilità finanziarie ed altri giocatori: giocatori di spessore mondiale tutti “al lavoro” nella nostra penisola.
E proprio pensando alla Doria non posso non soffermarmi sulla figura di Massimo Ferrero, presidente della Samp. Ferrero, “nato a Roma il 5 agosto 1951, è un produttore cinematografico, imprenditore e dirigente sportivo italiano, proprietario della Sampdoria dal giugno 2014” (da Wikipedia).
Ferrero ha ben presto calamitato su di sé l’attenzione degli sportivi italiani e dei media calcistici e non: il suo carattere esuberante e fuori dagli schemi è carne fresca per le televisioni che in questo caso si sono trovate un prodotto mediatico già pronto per essere venduto al pubblico. Esternazioni al limite del grottesco, atteggiamenti da tifoso ed uscite degne veramente del suo soprannome, “er viperetta”.
A Meleta in questo periodo fa freschino ed i pensieri viaggiano veloci e romantici: Ferrero sa giocare con le televisioni, con i giornali, con le radio e con qualsiasi altro mezzo di comunicazione. Appena il giornalista o conduttore di turno cerca di stabilizzarlo in un cliché lui se ne esce con originalità e spigliatezza ed è per questo che il Favi è senza dubbio ammiratore der viperetta.
Perchè non sarà certo elegante come Mantovani o silente come Garrone (storici ex presidenti della Sampdoria) ma la sua figura mi riporta alla Doria di Vialli, Mancini, Cerezo, Mannini ecc.: uomini di calcio che magari si prendevano non troppo sul serio vivendo questo sport dall’alto della loro classe innata ma che la domenica in campo davano spettacolo prima per i propri tifosi e dopo, in maniera riflessa, per gli addetti ai lavori della comunicazione sportiva.
Non so (e sinceramente non fa parte dello spirito del Favi saperlo) quali potranno essere i suoi risultati a fine stagione a livello societario e di squadra ma certo è che Ferrero sta avendo quella fortuna che solo chi sa essere sfrontato può cavalcare: una squadra coesa formata da giocatori operai e giocatori di classe ed un condottiero di quelli veri come Sinisa Mihajlovic.
Dal Favi e dalla terra di Meleta si alza un coro: Ferrero grazie per essere entrato a gamba tesa nel dormiente calcio italiano.