Favix: quando Meleta rischiò l’isolamento

Meleta festeggia l’arrivo dell’asfissiante caldo estivo preparando dosi su dosi di ghiaccio, etti ed etti di menta fresca, chili di zucchero di canna e di lime in attesa di un paio di bilici che consegneranno tra poche ore casse di soda, acqua frizzante e rum silver dry.

Grazie agli accordi internazionali stipulati da Meleta direttamente con Cuba, anche il più assetato viandante che passa nei dintorni della dimora del Favi, può ingurgitare un bel Mojito producto de Meleta ad un prezzo accessibile, prezzo che è solamente un’offerta libera che servirà per la gestione e la manutenzione del verde della contea.

Ma qualche anno fa tutto questo sarebbe potuto cambiare drasticamente.

Era il lontano 2006 quando l’Italia guidata da Cannavaro e Pirlo trionfò ai Mondiali di Germania e proprio per questa super cavalcata azzurra, il famoso Favix passò in secondo piano.

Gli abitanti di Meleta (25 per la precisione) furono chiamati alle urne per decidere se rimanere o uscire dalla Comunità delle Colline Metallifere (CCM).
Aspra fu la campagna elettorale e politica riguardo al tema del leave or remain e, tumultuoso come un lampo, il Favi si schierò subito per rimanere all’interno della comunità.

Ricordo ancora molto bene quel 10 di luglio 2006 quando gli exit poll (alla lettera, dati approssimativi per polli e gente scriteriatamente sensazionalista) dettero per certa l’uscita di Meleta dalla comunità metallifera con la fazione del leave guidata da slogan del tipo: Favi non ci rappresenti oppure Meglio fave che Favi ed ancora Sfaviamoci dai metalliferi.

Notti insonni, pensieri preoccupanti che aleggiavano nei corridoi della Borsa di Roccastrada e veglie notturne da parte di importanti esponenti politici per convincere gli indecisi (che erano circa 5 e quindi pari al 20% della popolazione) a schierarsi.

E quando tutto ormai faceva presagire alla vittoria del leave, il Favi tenne un grande comizio proprio nella sua dimora di Meleta offrendo a tutti gli avventori il suo famoso Mojito.

“Se usciamo dalla comunità metallifera – esordì il Favi – questo Mojito ce lo sogneremo per molti anni perchè dovremmo rinegoziare tutti i nostri rapporti con il mondo esterno e chi lo sa se lo potremmo produrre in una situazione vantaggiosa oppure no. Per non parlare dei nostri competitor e cioè dei due miliardi di persone che formano il mercato cinese e quello indiano”.

“Inoltre – continuò il Favi – in un mondo sempre più globale dove è fondamentale avere rapporti di buona collaborazione con popoli che possono innamorarsi di Meleta ed aiutarci a sviluppare il nostro piccolo sistema locale, se facciamo da soli rischiamo di essere anacronistici e di andare sì in controtendenza che di per sè può anche avere degli effetti positivi, ma troppo alto è il rischio di andare controsenso”.

Tante le domande che il pubblico presente rivolse al Favi e le due anime del referendum si confrontarono su tutti i punti possibili ed immaginabili.

Il resto è storia, con Meleta che riuscì faticosamente a rimanere all’interno della comunità grazie alla vittoria del remain che si attestò su circa il 70% di voti favorevoli.

Oggi, venerdì 24 giugno 2016, ci risiamo: alle urne non è andato però il Favi ma un’intero popolo, quello inglese, che ha deciso di uscire dall’Unione Europea.
Sacrosanto il diritto di decisione dal basso e sacrosanto il risultato: ma cari i miei inglesi (ed il Favi non è nè un economista e nè un politologo) oggi l’avete fatta grossa.

Massimo rispetto per la dignità ed i forti sentimenti nazionalisti di un popolo da sempre isolazionista (rimangono pur sempre degli isolani) ma pensare di fare da soli in un mondo globale come questo è veramente scellerato.
Ma questa è la protesta contro un sistema europeo che fa acqua da tutte le parti: da un punto di vista di illogiche azioni economiche comunitarie, una politica estera comune che non esiste (vedi l’immigrazione che colpisce le nostre coste meridionali), lungaggini burocratiche immense ed istituzioni che rappresentano poco tutti.

Ma un voto di protesta (così per lo meno lo legge il Favi), non può trasformarsi in un isolazionismo che oggi non ha senso di esistere.

Perchè tutti vorremmo delle istituzioni europee a misura d’uomo e che siano efficaci ed efficenti nel loro lavoro soprattutto se allarghiamo l’orizzonte e vediamo il mondo contemporaneo guidato anche da colossi senza regole come Cina (soprattutto) ed India.

Il processo di BRexit sarà lungo qualche anno: nel frattempo cari inglesi, pensate alla grandissima stronzata che avete partorito.

E se dovesse accadere l’opposto, canterò God save the Queen dal balcone di Meleta.

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